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Manuela Petrangeli uccisa a fucilate dall’ex, il fratello: “Mi disse piangendo prima o poi mi ammazza”

Oggi in aula sono stati ascoltati il fratello di Manuela Petrangeli e la collega che era con lei quando l’ex compagno Gianluca Molinaro l’ha uccisa a fucilate. Il 18 settembre verrà esaminato l’imputato, che rischia l’ergastolo.
A cura di Alessia Rabbai
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Manuela Petrangeli
Manuela Petrangeli

"Una volta mi disse piangendo al telefono prima o poi mi ammazza". Sono le parole del fratello di Manuela Petrangeli, la fisioterapista cinquantatreenne uccisa a fucilate dall'ex compagno Gianluca Molinaro in via degli Orseolo in zona Portuense a Roma il 4 luglio del 2024. Oggi c'è stata l'udienza al Tribunale di Roma, dove sono stati ascoltati il fratello e la collega della vittima che era con lei quando è stata uccisa, i poliziotti e i carabinieri intervenuti e il medico legale. Gianluca Molinaro è finito a processo con l'accusa di omicidio volontario, stalking, detenzione abusiva di armi e ricettazione e rischia l'ergastolo.

Il fratello di Manuela Petrangeli: "L'ex non le dava tregua"

Il fratello di Manuela Petrangeli nel racconto fatto oggi in aula ha delineato come Molinaro avesse un comportamento possessivo e morboso verso di lei. "Non poteva essere libera di dedicare cinque minuti a se stessa, né di uscire insieme alle sue amiche". Dalle parole del fratello è emerso che Molinaro la insultava continuamente, anche davanti ad altre persone. In un'occasione l'ex si sarebbe presentato alla partita di calcetto di loro figlio offendendola pesantemente per il fatto che avesse altre frequentazioni o relazioni.

Lei non si sentiva libera di vedersi con un'altra persona, perché aveva paura, non usciva mai di casa da sola. "Mia sorella aveva finito di vivere, perché lui non le dava più tregua – continua il fratello – Ha iniziato con delle minacce pesanti. Io controllavo la sua auto, mia sorella aveva paura di stare da sola. Non mi scorderò mai questa chiamata quando lei mi disse piangendo prima o poi mi uccide".

La collega: "Ho sentito un colpo"

A ricostruire quanto accaduto il giorno del femminicidio è la collega di Manuela, che era con lei quando Gianluca Molinaro le ha sparato uscita da lavoro. "Stavamo parlando e ci siamo salutate normalmente. Mi sono girata e ho visto che Manuela si è bloccata, si è pietrificata e guardava da un lato. Ci è venuta incontro una Smart grigia, che si è inserita tra me e Manuela, la mia macchina era parcheggiata più avanti e dal lato opposto. Mi ha colpito che alla guida c'era una persona con occhiali da sole a specchio".

Poi, gli spari. "È stato un attimo, tutto molto veloce. Mi sono girata a guardare Manuela. Lui non è sceso, ha sparato dalla macchina, ho visto le braccia e l'arma che impugnava, non era una pistola. Ho visto un movimento delle mani sull'arma e ha esploso un secondo colpo. Manuela si è accasciata dopo il secondo colpo. Mi sono diretta verso di lei e ho perso di vista la macchina". Il 18 settembre è in programma l'udienza durante la quale verrà esaminato l'imputato.

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