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Manifesti razzisti affissi a Roma dalla Lega, l’assessora Lucarelli: “Non è ideologia, sono le regole”

Continua la battaglia della Lega per l’affissione dei manifesti razzisti a Roma. Dopo aver minacciato di sporgere denuncia, parla di censura. L’assessora Lucarelli a Fanpage.it: “Il nostro approccio non è ideologico, ma regolamentare”, spiega sulla questione.
A cura di Beatrice Tominic
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L’assessora Monica Lucarelli a sinistra, uno dei manifesti a destra.
L’assessora Monica Lucarelli a sinistra, uno dei manifesti a destra.

La Lega ci riprova. Minaccia di denunciare e accusa il comune di Roma di censura dopo che, proprio dal Campidoglio è arrivato l'ordine di eliminare i manifesti razzisti, classisti e non inclusivi affissi dal partito che avevano fatto discutere nelle settimane scorse. Nelle immagini contro chi occupa casa, create per promuovere il decreto sicurezza, appaiono una donna rom, un uomo nero e uno con i rasta.

"Parlare di censura è fuorviante e inaccettabile. Qui non si è trattato di censurare opinioni politiche, ma di applicare un regolamento comunale in modo imparziale – spiega l'assessora alle Attività Produttive, alle Pari Opportunità e all’Attrazione Investimenti, Monica Lucarelli, a Fanpage.it – Le immagini dei manifesti in questione rappresentavano in modo riconoscibile un gruppo etnico, accostandolo a un messaggio di allarme sociale. È questo il punto critico, non il messaggio politico in sé".

Un attacco alla Costituzione, secondo la Lega. "Non dobbiamo dimenticarci che la nostra responsabilità, come amministrazione, è evitare che lo spazio pubblico diventi veicolo di stereotipi o discriminazioni. Ma questa è una responsabilità sancita anche dall’articolo 3 della Costituzione, che tutela la pari dignità sociale e vieta ogni forma di discriminazione. E aggiungerei anche l’articolo 21, che tutela la libertà di espressione, ma non consente atti discriminatori mascherati da comunicazione politica. Chi parla di censura ignora che qui si applicano regole valide per tutti", precisa.

Uno dei manifesti affissi dalla Lega a Roma.
Uno dei manifesti affissi dalla Lega a Roma.

La domanda che molti si sono posti, però, è come sia stato possibile che finissero affissi per le strade della capitale, sotto agli occhi di chiunque.

"Sono stati affissi tramite un soggetto autorizzato, come previsto dalle regole comunali. Ma ogni affissione è soggetta a verifica di conformità. Quando emergono segnalazioni, formali o informali, su testi o immagini potenzialmente non conformi, si attiva la procedura di verifica da parte degli uffici competenti – sottolinea ancora l'assessora Lucarelli – Questo è accaduto anche in questo caso: sono arrivate delle segnalazioni, prima per le vie brevi, poi una mail al mio indirizzo istituzionale. Come sempre ho trasmesso tutto al Dipartimento per le verifiche, come è prassi. Nessuna eccezione, nessun favoritismo: solo rispetto delle regole".

Le segnalazioni che arrivano ogni settimana, però, sono moltissime. E, all'inizio, si tratta per lo più di segnalazioni informali. "L’ho trasmessa subito agli uffici per un approfondimento. Poi è arrivata una segnalazione via mail, scritta da una cittadina a nome di rappresentanti della comunità Rom: un segnale importante perché dimostra che la città è vigile, consapevole e non indifferente. Questo è un segno di maturità democratica. Quando i cittadini segnalano, significa che sentono proprio lo spazio pubblico e vogliono proteggerlo".

Monica Lucarelli.
Monica Lucarelli.

Esistono due canali principali per l’affissione dei manifesti, con procedure chiare e trasparenti. Il primo riguarda l'iter delle pubbliche affissioni: la ditta presenta domanda, allega il bozzetto e gli uffici comunali verificano in anticipo la conformità rispetto al regolamento vigente, in particolare l’articolo 12bis, che vieta contenuti discriminatori, offensivi o che incitano all’odio. Nel secondo caso, invece, il compito di verifica del regolamento spetta ai concessionari autorizzati, dei media partner che si occupano di punti e luoghi di affissione ben precisi. "In questi casi, come è avvenuto con i manifesti della Lega, l’intervento dell’amministrazione scatta a seguito di segnalazioni da parte della cittadinanza o della polizia locale. Una volta ricevute, gli uffici fanno le verifiche del caso e, se emerge una violazione, si notifica al concessionario l’obbligo di rimozione".

Nessun abuso o censura da parte del Campidoglio, dunque. "Il nostro approccio non è mai ideologico, ma regolamentare. Le regole valgono per tutti. E se c’è la volontà di trasmettere un messaggio politico restando nei limiti della legge, si può trovare una formula conforme – e poi ricorda altri episodi –  È già accaduto in passato, come nel caso noto dei ProVita, con cui si arrivò a una nuova versione del manifesto, poi regolarmente affisso. Non si tratta di censura, ma di responsabilità e rispetto delle norme che tutelano lo spazio pubblico e la dignità di tutte le persone".

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