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La provocazione di Pro Vita per l’8 marzo che è un insulto alle vittime di femminicidio

Alla vigilia dell’8 marzo parte una nuova campagna dei Pro Vita, offensiva nei confronti delle vittime di femminicidio e delle loro famiglie. “Vergogna, vergogna senza fine”, commenta Marta Bonafoni, consigliera regionale nel Lazio e coordinatrice della segreteria nazionale del Partito Democratico.
A cura di Beatrice Tominic
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Foto dal profilo Instagram di Marta Bonafoni.
Foto dal profilo Instagram di Marta Bonafoni.

Continua la crociata dei Pro Vita anche alla vigilia dell'8 marzo, la Giornata internazionale dei diritti delle donne. Con una nuova campagna l'associazione Pro Vita per eccellenza, Pro Vita e Famiglia, in un colpo solo attacca Non una di meno e tutte le vittime di femminicidio.

"Non una di meno… ma per davvero!", si legge in uno dei furgoncini vela pubblicitari parcheggiati in centro a Roma, in piazza della Repubblica. Ad accompagnare lo slogan uno sfondo fucsia, che richiama quello dell'associazione femminista internazionale citata nel cartellone e una donna incinta con la camicia sbottonata in prossimità del pancione. "Dalla parte di tutte le donne", continua lo slogan. Tutte le donne comprese quelle che devono ancora nascere, sembrano voler dire, come evidenzia la presenza di un fiocco rosa appoggiato al pancione della futura mamma.

Non soltanto un manifesto di pessimo gusto che offende vittime di femminicidio e le loro famiglie, ma una questione politica che, ciclicamente, torna ad accendere il dibattito sull'interruzione volontaria di gravidanza e sull'autodeterminazione delle donne in Italia.

La denuncia sui social di Marta Bonafoni

A pubblicare sui social la foto del furgincino, non a caso, la consigliera regionale del Lazio e coordinatrice della segreteria nazionale del Partito Democratico Marta Bonafoni che accompagna la foto con qualche riga: "Rieccoli, i cosiddetti ProVita. Puntuali come ogni anno, tornano manifesti e gigantografie dell'associazione Pro Vita e Famiglia per mettere in discussione il diritto all'interruzione volontaria di gravidanza e colpevolizzare le donne che vi ricorrono. Solo che stavolta forse si sono spinti davvero troppo in là… Quelli di quest'anno contengono anche un chiaro riferimento polemico alla battaglia di tante donne contro la violenza di genere e i femminicidi. Una scelta illogica e grave, come se le 103 donne uccise nel 2023 fossero vite di secondo ordine – scrive, citando la frase della campagna che appare sul manifesto – Non una di meno, ma per davvero…? Ma scherziamo? Perché le donne non vengono uccise "per davvero" dagli uomini? Vergogna. Vergogna senza fine. Ennesima provocazione inaccettabile".

Emanuela Droghei (Pd): "Manifesti agghiaccianti"

Non tarda ad arrivare anche il commento di Emanuela Droghei, consigliera regionale e coordinatrice segreteria Pd Roma: "I manifesti apparsi oggi sono agghiaccianti – scrive in una nota – Chi li ha ideati ha equiparato il diritto delle donne ad autodeterminarsi ad un omicidio. Con l’avvicinarsi dell’8 marzo voglio ribadire che lotteremo con tutte le nostre forze contro il tentativo di far tornare una cultura retriva che prova a mettere in discussione i nostri diritti di donne".

La reazione della Casa Internazionale delle Donne

Per la Casa Internazionale delle Donne è una provocazione inaccettabile: "La violenza di Pro vita torna ad attaccare non solo la libertà di scelta delle donne, ma anche chi lotta contro la violenza di genere. I loro manifesti alla vigilia dell'8 marzo sono una provocazione indecorosa. Queste sono le stesse realtà a cui la Regione Lazio e la destra del Paese strizzano l'occhio, per esempio quando con il bonus mamme, già ridicolo sul piano delle risorse messe a disposizione, si consiglia alle donne di rivolgersi ai loro sportelli. Ma il nostro sguardo è rivolto alla Francia e domani saremo in piazza anche per questo: rivendicare il diritto all'aborto e all'autodeterminazione".

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