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Le donne del quartiere si organizzano dopo lo stupro di Tor Tre Teste: “Poteva capitare a ognuna di noi”

Dopo la violenza avvenuta nel parco di Tor Tre Teste, le donne del quartiere si sono organizzate per ribadire l’importanza di spazi pubblici sicuri: “Vogliamo fare qualcosa tutte insieme”.
A cura di Simona Berterame
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Le associazioni e i comitati del V Municipio hanno lanciato una manifestazione, che si è svolta questa mattina, per esprimere solidarietà alla donna vittima di violenza sessuale nel parco di Tor Tre Teste. Una protesta e un momento di condivisione partito dal basso grazie al lavoro di diverse realtà territoriali che si sono riunite in assemblea nei giorni scorsi.

Tra i promotori dell'iniziativa c'è Pina, residente a Tor Tre Teste e membro dell'Associazione amici del parco Bonafede (l'area verde accanto a dove è avvenuto lo stupro). "La violenza è avvenuta in una zona molto frequentata e ha sconvolto tutta la zona, io stessa passo lì quasi tutti i giorni con il mio cagnolino – racconta la donna – ed ho pensato quindi che dovevamo fare qualcosa tutte insieme. L’iniziativa è nata perché io come tante altre donne ci siamo sentite fortemente coinvolte, poteva capitare ad ognuna di noi".

Una passeggiata partita da Piazza dell'Acquedotto Alessandrino (o Piazza delle Fontane) e che ha poi attraversato il parco Palatucci fino al laghetto in Via Francesco Tovaglieri. Numerose le realtà e le associazioni territoriali presenti ma anche tanti studenti di zona. Tante soprattutto le donne scese in strada per stringersi al dolore della vittima e capire come non avere paura. Presente all'iniziativa anche il presidente della commissione capitolina Ambiente Giammarco Palmieri.

"Il problema è l'abbandono delle periferie"

"Se toccano una toccano tutte" è la scritta sullo striscione che ha aperto la passeggiata. Il corteo si è poi fermato in mezzo al parco, teatro di una violenza alcune settimane fa, e si è concluso con un momento di condivisione e discussione a microfono aperto. All'iniziativa ha partecipato anche il movimento femminista Non Una Di Meno che nel suo comunicato scrive: "Invece di assistere alla solidarietà verso la donna, va in scena il solito copione del razzismo istituzionalizzato che istiga alla difesa delle ‘nostre donne' dall'invasore.

Non cambia niente se a aggredire, stuprare o uccidere sia un marito o uno sconosciuto, quale sia la sua cittadinanza e se abbia i documenti in regola o meno: la matrice di quella violenza è la stessa e la militarizzazione della città, l'inasprimento delle pene, gli ergastoli post mortem non hanno mai funzionato per eliminarla".

Una manifestazione priva di simboli di partito e bandiere, ovvero una protesta organizzata e voluta dai cittadini non solo per esprimere solidarietà alla vittima ma anche per cercare di dare una narrazione diversa delle periferie. "A me non importa se lo stupratore è bianco o nero, dare risalto alla nazionalità dell'aggressore è una modalità che non ci piace e non ci appartiene – continua Giulia, anche lei residente e attivista della zona – il fulcro della questione è il degrado e l'abbandono totale delle periferie e gesti di questo genere sono il frutto della cultura patriarcale, se l'uomo fosse stato italiano per noi non sarebbe cambiato nulla".

Le richieste

Gli obiettivi dell'iniziativa sono sia aumentare la consapevolezza sulla violenza di genere e sull'importanza di avere spazi pubblici sicuri ma anche chiedere un miglioramento delle condizioni nei parchi attraverso l'installazione di sistemi di illuminazione, videosorveglianza e soprattutto la realizzazione di strutture sportive e di aree dedicate alle attività culturali, ludico-ricreative. Puntare l'attenzione quindi, oltre che sul violento episodio avvenuto a fine agosto, su cosa manca per rendere la zona più sicura e più vivibile per tutti.

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