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La storia infinita degli sfasci di Roma, che da venticinque anni sono dove non dovrebbero stare

Gestori degli autodemolitori su via Palmiro Togliatti e comitati di quartiere chiedono da anni bonifiche e la delocalizzazione in aree più adeguate: “Dalle istituzioni solo vane promesse”.
A cura di Natascia Grbic
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I vigili del fuoco al lavoro per spegnere l'incendio sulla Togliatti
I vigili del fuoco al lavoro per spegnere l'incendio sulla Togliatti

"Sono anni che chiediamo la delocalizzazione, ma dalle istituzioni abbiamo ricevuto solo vane promesse. Quanto accaduto è una tragedia, venti famiglie hanno perso tutto e sono sul lastrico". Elena Donato è la presidente di Arder, la principale associazione di categoria degli autodemolitori romani. Sabato pomeriggio oltre venti sfasci su via Palmiro Togliatti sono andati a fuoco, in seguito a un incendio partito dal parco di Centocelle. Un disastro ambientale, oltre che umano, di cui ancora si sta cercando di capire la portata.

"Al di là della natura dell'incendio, che non sappiamo ancora se essere dolosa o colposa, per noi la responsabilità in ogni caso è degli enti preposti – continua Donato – Quella zona è piena di sterpaglie, più volte abbiamo chiesto la bonifica e la messa in sicurezza, ma non è mai stato fatto nulla".

L'associazione degli autodemolitori, spiega Donato, è legata al Comune di Roma e alla Regione Lazio da un accordo di programma che risale al 1997 e che prevedeva lo spostamento in luoghi più idonei. "Non è mai stata presa nessuna iniziativa, se non vane promesse di territori fantasma che apparivano e sparivano nel tempo. La posizione della nostra associazione, che deve essere ben chiara, è che gli autodemolitori chiedono da anni di essere spostati. Nel 2018 abbiamo scritto una legge insieme alla Regione Lazio che prevedeva il nostro spostamento dopo ventiquattro mesi. Sono passati quattro anni e siamo ancora sulla Palmiro Togliatti".

Oltre al danno ambientale, c'è anche quello economico e umano. "Nell'incendio hanno perso tutto – spiega Donato – Attrezzi, ragni dal valore altissimo, le isole di bonifica, i contenitori per i pezzi di ricambio da vendere. Nel 2017 sono stati investiti 300mila euro per uniformarsi alla legge di settore. Sulla via ovviamente ci sono anche gli abusivi che non hanno fatto nulla di tutto questo e non hanno mai avuto la licenza. Li abbiamo segnalati all'autorità giudiziaria, che però non è mai intervenuta". Il passo successivo dei gestori degli autodemolitori andati a fuoco sarà quello di chiedere un risarcimento danni, oltre all'immediata individuazione dell'area per la delocalizzazione.

A chiedere la delocalizzazione sono anche i comitati di quartiere, tra cui il PAC Libero, che da anni si batte per "riportare la salubrità dell'aria, del suolo e delle acque del Parco Archeologico di Centocelle". Diversi gli esposti presentati negli anni dall'associazione, che però sono rimasti sempre inascoltati. "L'amministrazione non ha mai provveduto in questo senso – spiega a Fanpage.it Alessandro Moriconi – Non sono mai stati chiusi gli abusivi, né sono state fatte bonifiche".

Moriconi denuncia come negli anni il comitato abbia fatto diversi sopralluoghi, anche insieme ai rottamatori, trovando nell'area rifiuti interrati. "Parliamo di tonnellate – aggiunge Moriconi – Chiediamo bonifiche da tempo, sia del Canalone sia della parte che è andata a fuoco. Una era stata prevista, e avrebbe dovuto istituire una fascia di rispetto che in caso di incendio non avrebbe fatto andare le fiamme nelle sterpaglie vicine agli sfasciacarrozze. Questa è una zona franca, lo abbiamo sempre denunciato".

Dopo l'incendio che ha devastato Centocelle e che ha portato il livello delle diossine a un limite trenta volte superiore a quello considerato normale, il Comune di Roma ha dichiarato che si sta muovendo insieme alla Regione Lazio per delocalizzare gli sfasci. "Quello che è successo sabato ci impone di ridefinire immediatamente le nostre agende di lavoro”, ha dichiarato Sabrina Alfonsi, assessora all’Agricoltura, ambiente e ciclo dei rifiuti di Roma Capitale.

“Oltre al danno ambientale, sulle cui cause le autorità preposte faranno i dovuti accertamenti, oggi abbiamo aziende e lavoratori senza la possibilità di lavorare, migliaia di tonnellate di rifiuti incendiati da rimuovere quanto prima e un’area interamente da riqualificare. D’accordo con gli assessori Lombardi e Valeriani della Regione Lazio, nell’abito delle rispettive competenze ambientali e urbanistiche e di programmazione impiantistica, nei prossimi giorni ci siederemo attorno ad un tavolo per trovare da subito una soluzione” ha concluso l’Assessora.

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