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La storia di Giulia contadina dell’Agro Romano: “Espropiano la mia terra per costruire palazzine”

Giulia Marrocchini lavora la terra in un’azienda agricola su via della Cecchignola nell’Agro Romano dove la sua famiglia si trova da più di cento anni. Ora, nonostante una lunga battaglia legale, rischia di vedersi espropriare la sua terra e di rimanere senza lavoro, per la costruzione di palazzine: “Ma qui è già pieno di case vuote”.
A cura di Natascia Grbic
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"Non è giusto che con la forza ci portano via quello che è nostro. Ci hanno detto più volte che se non scendevamo a compromessi non avremmo ottenuto nulla. Sono sicuri di poterci portare via tutto. E ce lo hanno detto chiaro e tondo: ‘prendete i soldi, perché tanto voi fate le valigie e da qui ve ne andate'". Giulia è una ragazza che ha un'azienda agricola in via della Cecchignola, nella zona dell'Agro romano. La sua famiglia vive lì da oltre cent'anni, e da oltre cent'anni lavora la terra, vendendo i suoi prodotti e vivendo a stretto contatto con la natura. Adesso però tutto questo rischia di finire: sui 24 ettari di terreno dell'Agro romano un gruppo di costruttori vuole realizzare degli appartamenti. Palazzine, una parte delle quali deve sorgere sui terreni della famiglia di Giulia, che saranno espropriati in base a una legge del 1942.

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"Vogliono costruire case, qui è pieno di palazzi vuoti"

Lunedì mattina c'è stato un primo tentativo di acquisizione dei terreni da parte del consorzio, non andato a buon fine per la presenza della presidente del VII municipio Monica Lozzi, della consigliera regionale Francesca De Vito (M5S) e di alcune associazioni. "Ma possono tornare in qualunque momento", spiega Giulia. "Vogliamo vedere la proroga di pubblica utilità altrimenti oggi si sta facendo un abuso in piena pandemia, è una vergogna che si tolga il lavoro a una famiglia per cementificare", ha dichiarato Lozzi, presente al presidio. Secondo quanto verificato dal legale dei Marrocchini, infatti, i vincoli di pubblica utilità che avrebbero consentito l'esproprio, sono scaduti da oltre un anno. "Questa è una vera e propria ingiustizia – continua Giulia – Qui intorno è pieno di palazzine con appartamenti sfitti e invenduti, a chi servono nuove case? Se mi levano i terreni io ho chiuso. Ho anche due bambini da mantenere, e con l'esproprio mi lascerebbero senza lavoro in piena pandemia. Non è giusto che ci portino via quello che è nostro".

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Il legale: "Consorzio sta operando fuori legge"

Tutto è cominciato agli inizi del 2000, quando si decise di allargare il parco di Tor Marancia ed estendere la zona verde. I volumi che avrebbero dovuto sorgere in quell'area sono quindi stati trasferiti in diverse parti di Roma, tra cui Colle delle Gensole, dove sorge il terreno della famiglia di Giulia. "I volumi di Tor Marancia partivano da 10mila metri cubi, e qui sono già diventati 70mila – spiega a Fanpage.it Antonio Corvasce, legale dei MarrocchiniÈ così iniziato il percorso che avrebbe portato all'esproprio delle aree di chi non voleva aderire al consorzio, tra cui i miei assistiti. Nel 2010 è partito l'iter espropriativo perché è stata dichiarata la pubblica utilità delle opere del consorzio. E una pubblica utilità di un intervento dove non c'è nulla di pubblico è già abbastanza incomprensibile. Ci sono però altri problemi: gli atti non sono mai stati notificati, già questo basterebbe a renderli inefficaci. Non c'è stata inoltre ratificazione dal consiglio comunale di allora. Inoltre i vincoli di pubblica utilità sono scaduti il 15 febbraio 2020 perché durano massimo dieci anni a partire dall'approvazione. Quel piano è scaduto e il consorzio sta operando fuori legge".

La replica del consorzio

"Le cubature già previste nel PRG del 1962 non sono state aumentate, in quanto i volumi che l’amministrazione comunale finalizzò alla compensazione in favore degli espropriati per la costituzione del parco Tor Marancia, sono stati pari alla riduzione del 20% dei diritti edificatori degli originali proprietari dei terreni – spiegano in una nota – Pertanto le quantità volumetriche del comprensorio non sono aumentate ma rimaste identiche alle previsioni del PRG del 1962″. I costruttori specificano che gli appartamenti sono quasi tutti venduti e che non saranno realizzate solo palazzine, ma che 17 ettari sono "destinati a opere pubbliche e cedute all'amministrazione comunale" e che "dei circa 7 ettari riservati alla edificazione privata, oltre il 60% rimarrà a verde privato a servizio degli edifici, riducendo così l’impatto edificatorio edilizio privato al 16/17% dell’intero comprensorio". Oltre ai palazzi, dovrebbero essere costruite "sette scuole tra asili nido, per l’infanzia ed elementari; un parco pubblico oltre a strade, parcheggi e luoghi di culto e spazi dedicati alla socializzazione". "L’accordo di programma per ‘Colle delle Gensole' è stato approvato e convenzionato. La mancata ratifica della procedura di accordo di programma da parte del consiglio comunale è dovuta al fatto che il programma urbanistico ‘Colle delle Gensole', ancorché avviato in variante al PRG del ’65, era perfettamente conforme al PRG approvato nel 2008 e, pertanto non necessitava di ratifica. L’articolo 34 del Testo Unico degli enti locali prevede, infatti, la ratifica in consiglio comunale solo degli accordi di programma che si pongono in variante al PRG".

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