La storia del delitto di via Poma: la scena del crimine, i personaggi e l’alibi caduto

Il delitto di Simonetta Cesaroni potrebbe vedere una svolta a distanza di trentadue anni. Gli inquirenti sono tornati ad indagare su uno dei più discussi cold case italiani dopo la caduta dell'alibi di uno dei protagonisti che ruotano intorno alla vicenda. Tutto è partito da una persona, che ha raccontato al poliziotto Antonio Del Greco, allora a capo delle indagini sull'omicidio, che una delle persone al tempo ascoltate ha detto una bugia rispetto all'alibi che si è procurata: "Ho raccontato la storia agli avvocati della famiglia Cesaroni e sono stato citato in Procura – spiega – La caduta di questo alibi si concilia con una serie di accertamenti fatti all'epoca e che portarono poi ad un eventuale sospetto nei confronti di questa persona, che però in quel frangente era protetta. Senza alibi la sua posizione diventa molto critica".
Il delitto di via Poma
Il 7 agosto del 199o Simonetta Cesaroni viene trovata morta all'interno di un ufficio al civico 2 di via Poma, nel pressi di Piazza Mazzini a Roma. Antonio Del Greco, ex funzionario della Polizia, è stato chiamato dal responsabile di turno della Squadra Mobile, che lo informa del delitto. "Arrivo in un battibaleno. Ci sono tante persone all'interno dell'ufficio, la scena del crimine è già stata inquinata. Dentro ci sono la sorella di Simona con il suo fidanzato, il datore di lavoro, la moglie di Vanacore (il portiere del palazzo ndr), due agenti delle Volanti, quattro della Squadra Mobile – spiega tornando indietro di trentadue anni – Il quadro che si presenta è di una ragazza seminuda, distesa a terra, con la pancia all'aria, con ventinove colpi di stiletto, riconducibili forse ad un tagliacarte. Le uniche tracce di sangue le rivela la Scientifica nel corso del successivo sopralluogo, ma sono tracce infinitamente piccole".
I protagonisti, dal portiere al fidanzato di Simonetta, imputato e poi assolto
I protagonisti della vicenda rimasta da trentadue anni senza colpevole sono sempre gli stessi. Il primo sospettato è stato il portiere del palazzo, Pietrino Vanacore; Federico Valle, nipote dell'Architetto Cesare; Francesco Carracciolo, all'epoca presidente regionale dell'Associazione italiana Alberghi per la Gioventù, Raniero Busco fidanzato di Simonetta, processato anni dopo il delitto e assolto. Sin dall'inizio ci è chiaro che il colpevole è una persona che ha avuto un ruolo nella vita della ragazza, non ci sono altre piste esterne. Ora non resta che attendere l'esito delle nuove indagini.