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Delitto di via Poma: le news sull'omicidio di Simonetta Cesaroni

Delitto di via Poma, Mario Vanacore: “Ho visto Simonetta solo da morta, basta calunnie”

In un’intervista rilasciata a La Stampa, il figlio del portiere di via Poma commenta con parole dure la diffusione dell’informativa dei carabinieri in cui viene indicato come possibile killer di Simonetta Cesaroni. Nonostante la procura non abbia riscontrato prove sufficienti per questa tesi.
A cura di Natascia Grbic
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"La nostra vita è segnata. Viviamo con questa spada di Damocle sulla testa. Il 9 marzo 2010 mio padre si è suicidato. La mia matrigna è sola e non sta bene. Ora stiamo rivivendo quei momenti". Mario Vanacore è il figlio di Pietrino Vanacore, il portiere dello stabile di via Poma dove il 7 agosto 1990 fu uccisa Simonetta Cesaroni. Il delitto di via Poma ha segnato la sua vita in modo indelebile: prima il padre, poi lui, sono stati indicati come i possibili autori dell'omicidio. In un'esclusiva de la Repubblica, si dice che per i carabinieri è lui l'uomo che quel giorno uccise Simonetta. Per la procura, la pista è infondata, e il caso viene archiviato. La notizia però trapela lo stesso, e Mario Vanacore è di nuovo – suo malgrado – al centro del ciclone mediatico.

"L'unica volta che ho visto Simonetta Cesaroni era morta", ha dichiarato Mario Vanacore in un'intervista a La Stampa, annunciando di aver presentato "un esposto per calunnia e diffamazione". "Ce l'hanno con la mia famiglia, magari qualcuno che abbiamo anche querelato". In merito all'informativa trapelata a mezzo stampa, si dice "sconcertato. Arrabbiato, molto arrabbiato. La mia posizione era stata esclusa anni fa".

Per la pubblico ministero Gianfederica Dito l'informativa dei carabinieri non è sufficiente ad approfondire le indagini perché "fondata su una serie di ipotesi e suggestioni che, in assenza di elementi concreti di natura quantomeno indiziaria, non consentono di superare le forti perplessità sulla reale fondatezza del quadro ipotetico tracciato".

Vanacore, nella sua intervista, ha ribadito che non conosceva Simonetta Cesaroni, né gli uffici di via Poma. "È assurdo. Com'è assurdo il fatto che vogliano chiudere questa storia in questo modo, dicendo ‘forse è stato Mario Vanacore, ma non abbiamo le prove'". Il delitto di via Poma rimane, a distanza di trentatré anni, senza un responsabile.

"Sapevamo dell'esistenza del procedimento di Roma e sono contento di leggere che il pm ha definito ‘suggestioni' le ipotesi di accusa, quindi abbiamo fatto bene a chiedere di esser tutelati nel 2023", ha dichiarato l'avvocato Claudio Strata, legale di Mario Vanacore. "Noi non abbiamo ancora accesso agli atti. Quello che troviamo grave è uscire con ‘ecco il colpevole, ecco l'assassino‘. Dopo 33 anni credo che la magistratura abbia fatto tutto il possibile per individuare il colpevole, però non si può puntare sempre sulle stesse persone, è ora di lasciarli in pace".

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