La protesta dei lavoratori Panorama: “Licenziamenti e sospensioni per pochi minuti di ritardo”

Sindacati e lavoratori denunciano un peggioramento delle condizioni di lavoro e comportamenti aziendali giudicati sempre più penalizzanti: “Sospesi per pochi minuti di ritardo”.
A cura di Simona Berterame
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Ieri pomeriggio un gruppo di lavoratori di Pam Panorama ha protestato all'esterno del centro commerciale Roma Est di Lunghezza, insieme alla sigle sindacali Filcams Cgil Roma Lazio, UILTuCS Roma e Lazio, Fisascat Roma Capitale e Rieti. Il motivo, sanzioni e licenziamenti che, a dire dei sindacati, sono illegittimi, e creano un clima di paura e tensione.

I motivi della protesta

Alla base della protesta c'è il clima pesante e sempre in peggioramento raccontato dai lavoratori (circa 300 dipendenti in 15 punti vendita). "Lettere di contestazione a tappeto su scadenze anche con 2 minuti di ritardo, in una città come Roma. Vengono contestati e sanzionati, sospesi i lavoratori per un prodotto scaduto" spiega Anna de Marco di Filcams Cgil Roma Lazio. I sindacati inoltre intendono contestare i licenziamenti di due lavoratori, il primo per non aver indossato un dispositivo di sicurezza non obbligatorio, il secondo a seguito di una lamentela di un cliente, senza che il dipendente potesse visionarla e contestarla.

"Già nel dicembre 2024 l’azienda aveva iniziato a sospendere, sulla base del DVR (Documento di Valutazione dei Rischi) redatto da loro stessi, le lavoratrici e i lavoratori che avevano delle limitazioni, e la Filcams Cgil aveva chiesto l’intervento dell’Ispettorato del Lavoro per farlo modificare. Negli ultimi mesi il clima non è più sopportabile: continue lettere di contestazione pretestuose, sanzioni sproporzionate, trasferimenti inopportuni e orari di lavoro spezzati con lunghe pause, una gestione insostenibile che ricade sulle lavoratrici e i lavoratori" scrive in una nota la Filcams Cgil Roma Lazio

Il test del carrello

La pratica del cosiddetto "test carrello": una procedura nata a scopo formativo e che invece, secondo le denunce raccolte dai sindacati, verrebbe utilizzata come forma di controllo ai fini disciplinari, prevedendo l’occultamento di merce nei carrelli da parte del personale ispettivo, per poi contestare irregolarità ai cassieri. Monica lavora come cassiera dal 1992 ed ha affronta il test. "L'ispettore dopo essersi presentato mi ha detto di trattarlo come semplice cliente e così ho fatto. Lui aveva però nascosto delle cose sotto l'acqua un altro prodotto dentro una scatola che io non ho visto. Non vado a controllare una scatola immaginando che dentro potesse esserci uno smalto da 5 euro e 80. Io per questo sono stata contestata".

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