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La cripta dei Cappuccini a Roma con le ossa di 4mila frati: “Quello che noi siamo voi sarete”

La chiesa si trova nei pressi di Piazza Barberini, al civico 27 di via Vittorio Veneto. La particolarità di questo edificio è la cripta. In essa sono conservate le ossa di circa 4000 frati cappuccini. L’edificio fu costruito in epoca barocca su commissione di papa Urbano VIII, in onore di suo fratello: il cardinale Barberini.
A cura di Paola Palazzo
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Tra i luoghi più insoliti di Roma c'è sicuramente la cripta della chiesa di Santa Maria della Concezione dei Cappuccini, conosciuta anche con il nome di Santa Maria Immacolata a via Veneto. Si trova al civico 27 dell'omonima via e al suo interno sono conservate le ossa di circa 4000 frati cappuccini. La cripta è divisa in cinque cappelle e ognuna di essere è decorata con gli scheletri dei frati.  Una scelta apparentemente inquietante ma che si spiega nella scritta posta sulla targa dell'ingresso: "Quello che voi siete noi eravamo; quello che noi siamo voi sarete". In sostanza il corpo non è altro che un insieme di ossa aventi una funzione: ospitare l'anima. E quando questa abbandona il corpo dopo la morte, lo scheletro esaurisce il suo compito e può essere utilizzato in altro modo. Anche come suppellettile. I teschi sono affissi alle pareti e incorniciano gli scheletri dei frati, vestiti con il tradizionale saio marrone e le mani che cingono una croce. Un metodo per esorcizzare la morte. Le ossa dei frati sono state collezionate in un arco di tempo molto lungo, che va dal 1528 al 1870. Prima di allora erano sepolte nel vecchio cimitero dell'ordine dei cappuccini, situato nella chiesa di Santa Croce e San Bonaventura dei Lucchesi nel rione Trevi.

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La chiesa di Santa Maria Immacolata a via Veneto

Anche nella chiesa di Santa Maria della Concezione dei Cappuccini sono conservate numerose reliquie e opere d'arte. L'edifico conta ben dieci cappelle, cinque su ogni lato, e ognuna di esse contiene resti ossei. Fu papa Urbano VIII a commissionare la costruzione di questo edifico di culto, in onore di suo fratello Antonio Barberini. Quest'ultimo, prima di diventare cardinale, fece parte dell'ordine dei Cappuccini. Dopo la sua morte, i resti furono sepolti proprio nella chiesa a via Veneto di fronte all'altare maggiore, dove sono tuttora conservati. La chiesa fu edificata in epoca barocca, tra il 1626 e il 1631, dall'architetto Michele da Bergamo. Originariamente alla struttura principale era annesso anche un convento e un campanile, entrambi abbattuti dopo l'Unità d'Italia per far posto alla costruzione di via Veneto.

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L'Arcangelo Michele che caccia Lucifero

È sicuramente tra le opere più note presenti nella chiesa, insieme a "San Francesco in meditazione" del Caravaggio. La cosa più interessante di questo dipinto, che raffigura l'Arcangelo Michele nell'atto di schiacciare con il piede Lucifero, è la sua storia. L'opera fu realizzata da Guido Reni su commissione del cardinale Barberini. È probabile che l'artista, nella realizzazione dell'opera, esaudì una sua personale vendetta: disegnò il volto di Satana con le fattezze del viso di Papa Innocenzo X, ovvero Giovanni Battista Pamphilj e successore di Urbano VIII. Resosi conto dell'incredibile somiglianza e sentendosi offeso, il Papa chiese spiegazioni all'artista. Ma quest'ultimo si giustificò subito: a quanto pare il diavolo gli era apparso più volte e "casualmente" i tratti del suo viso erano proprio identici a quelli di Pamphilj.

Foto da Wikipedia
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