La comunità bengalese contro i respingimenti: “Devono entrare in Italia o perderanno il lavoro”

"Abbiamo subito un atto di razzismo da parte dell'istituzione pubblica. Siamo d'accordo di fare quattordici giorni di quarantena prima di partire e altre due settimane quando arriviamo in Italia. Ma i lavoratori hanno il diritto di entrare". Diversi esponenti della comunità bengalese romana hanno protestato oggi in piazza Santa Maria Maggiore a Roma contro il respingimento all'aeroporto di Fiumicino di 125 cittadini bengalesi provenienti da Dacca. Le autorità non li hanno fatti sbarcare, sono stati fatti tornare indietro per motivi sanitari. Il Bangladesh, infatti, in questo momento è un paese devastato dalla pandemia: ed è diventato uno dei tredici paesi a rischio da e per i quali l'Italia ha bloccato i voli. I passeggeri si erano imbarcati a Doha, in Qatar. Quelli provenienti da Dacca, sono stati respinti. Un atto malvisto dalla comunità bengalese romana, che ha accusato le istituzioni di razzismo.
"Il respingimento dei cittadini provenienti dal Bangladesh non è scritto in nessuna legge né nella Costituzione – denuncia Nure Alam Siddique del comitato ‘Soggiorno per tutti' – "Un lavoratore ha il diritto di tornare, altrimenti perde l'impiego più tutti i contributi. Siamo d'accordo con i controlli, bisogna fare la quarantena. Ma essere buttati fuori è un atto di razzismo". C'è anche un altro problema oltre quello del lavoro per i lavoratori bengalesi che cercano di far ritorno in Italia: quello del permesso di soggiorno. Ad alcuni sta scadendo, per altri non è già più valido: queste persone rischiano di dover rimanere in Bangladesh e non poter tornare per molto tempo. "Bisogna trovare una soluzione – continua Siddique – Cosa vogliono, che si rivolgano al mercato nero per avere i documenti?". In tanti conoscono qualcuno, un amico, un familiare, o un conoscente, rimasto bloccato in Bangladesh per lo stop dei voli. "Immagina di essere andato in vacanza nel tuo paese di origine per qualche settimana – racconta un ragazzo – e pensa che al momento del rientro ti dicano che non puoi tornare in Italia, anche se ci vivi da dieci anni. Come ti sentiresti?".