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News sul caso Hasib Omerovic a Primavalle

La chat tra poliziotti di Primavalle dopo tortura ad Hasib Omerovic: “L’onda di m*rda ci travolgerà”

Trapelano alcuni particolari che svelerebbero la volontà di non far emergere il vero movente della tortura contro Hasib Omerovic: il ragazzo era legato ai polsi e torturato nonostante fosse disabile.
A cura di Emilio Orlando
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Il blitz punitivo del assistente capo della polizia di Stato Andrea Pellegrini, in servizio al distretto di Primavalle, era stato programmato già dalla mattina del 25 luglio quando il poliziotto si è recato presso il comando della municipale di zona per trovare l'indirizzo di residente di Hasib Omerovic. Nell'ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari, firmata dal giudice per le indagini preliminari Ezio Damizia e richiesta dal sostituto procuratore Stefano Luciani, per Andrea Pellegrini, dove risultano indagati a piede libero anche l'agente Maria Rosa Natale, giovane promessa ventunenne neo arruolata nella polizia, di Alessandro Sicuranza di 28 anni e di un altro appartenente di nome Fabrizio Ferrari di 34, unico poliziotto ad aver collaborato alle indagini raccontando cosa era successo nella casa di via Gerolamo Aleandro, si sottolinea come ci sia un'insussistenza di valide ragioni che potessero giustificare un accesso all'interno di una privata abitazione così zelante.

Senza decreto di perquisizione, in assenza di "confidenze" che potessero giustificare motivi urgenti d'accesso ai sensi dell' art 41 del Testo Unico di Pubblica Sicurezza per l'eventuale presenza di armi o di droga ai sensi del 103 della "Legge sugli stupefacenti", gli agenti non sarebbero potuti nemmeno entrare in casa.

"Pararsi il c*lo dall'onda di m*rda che quando arriva sommerge tutti", è stato uno dei messaggi WhatsApp emblematici che riassumono la vicenda. I colleghi, degli operanti intervenuti ed ora indagati, sapevano che le relazioni e le annotazioni di servizio redatte dai quattro agenti erano false e i fatti riportati non erano quelli realmente accaduti. Dalla ricostruzione degli investigatori della squadra mobile sulla linea temporale dello svolgimento di quei drammatici momenti, in cui Hasib è precipitato dalla finestra della sua camera, è stato cristallizzato come il ragazzo è rimasto in balia della "furia" violenta di Pellegrini per un quarto d'ora. Quest'ultimo, dopo avergli bloccato i polsi con un filo elettrico, dopo averlo fatto sedere su una sedia al centro della stanza, come in una camera delle torture, ha cominciato ad insultarlo e a percuoterlo nonostante fosse legato e non poteva parlare perché sordomuto.

Il ruolo della giovane agente donna nella vicenda

Mentre Andrea Pellegrini picchiava, dopo averlo legato con il filo elettrico, Hasib Omerovic, la ventunenne Maria Rosa Natale, neo arruolata nella polizia, tranquillizzava la sorella del trentaseienne, anch'ella invalida, che voleva difendere il fratello. Oltre alla condotta della poliziotta, considerata fortemente omissiva dalle indagini della procura non sarebbero neppure emersi tratti di ravvedimento successivo. Infatti anche nella relazione di servizio, la ragazza avrebbe avallato la versione che di fatto avrebbe coperto il pestaggio. Per l'agente non sono stati ancora emessi provvedimenti disciplinari nemmeno per incompatibilità e non risulta ancora trasferita.

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