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Il tuffatore Andreas Sargent Larsen a processo per stalking sulla ex: “Mi strappò le unghie”

Messaggi continui e violenze sono le accuse di cui dovrà rispondere il tuffatore azzurro Andreas Sargent Larsen, finito a processo e accusato di stalking alla ex.
A cura di Alessia Rabbai
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Il tuffatore Andreas Sargent Larsen (La Presse)
Il tuffatore Andreas Sargent Larsen (La Presse)

Andreas Sargent Larsen, il tuffatore azzurro, è finito a processo per stalking sulla ex compagna Virginia Tiberti. Telefonate, messaggi continui e violenze quelle raccontate della ragazza, anche lei atleta, che all'epoca dei fatti era minorenne. La vittima oggi ventenne, assistita dall'avvocata Giada Briziarelli, ieri ne ha parlato davanti al giudice monocratico durante l'udienza che si è svolta al Tribunale di Roma.

A parlare in aula è stata anche la mamma della nuotatrice, che ha sporto denuncia nel 2022. La giovane attraverso sua madre si è costituita parte civile nel processo. L'udienza è stata rinviata a settembre 2025, quando verranno ascoltati altri testimoni in merito alla vicenda. Nel frattempo Larsen presente in aula, oltre a essere finito sotto processo, è stato sospeso tre mesi per doping e per un anno per le violenze sulla ex dalla Federazione.

Le violenze dentro e fuori gli spogliatoi

Le indagini a carico di Andreas Sargent Larsen sono iniziate nel 2022, dopo la denuncia fatta dalla madre della ragazza, in quanto lei era minorenne. Tiberti ha raccontato che riceveva dall'ex continui messaggi per controllare dove si trovasse. Per lei il nuoto, la sua passione, era diventato un incubo: "Entrava nello spogliatoio, mi insultava, mi pizzicava. Una volta mi ha spezzato due unghie. Non potevo alzare lo sguardo verso nessun ragazzo, né potevo tuffarmi vicino a nessuno".

Virginia Tiberti costretta a cambiare la sua vita

In un'occasione, spiega ancora Tiberti, fuori dalla piscina le avrebbe sbattuto la testa sul volante dell'auto perché aveva salutato un altro ragazzo. La ragazza ha spiegato che a causa del comportamento persecutorio di Larsen è stata costretta a cambiare le sue abitudini di vita. "È stato il periodo più brutto della mia vita – spiega, come riporta AdnKronos – come vittima ho subito queste violenze e ho dovuto rinunciare a quello che era il mio mondo, ho dovuto abbandonare l’Italia e andare a studiare all’estero, il più lontano possibile da lui. Ancora oggi non dormo la notte".

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