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Il piano del governo per Tor Bella Monaca: telecamere, poliziotti nelle case popolari, vigilantes

Cosa prevede il Protocollo siglato con Regione Lazio e Roma Capitale la scorsa settimana: pochi soldi per trasformare le “torri” di edilizia popolare in fortini videosorvegliati. Così si spera di stroncare lo spaccio e l’illegalità.
A cura di Valerio Renzi
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Un progetto pilota per cambiare il volto di Tor Bella Monaca, iniziando dalle torri di via Santa Rita da Cascia. Si tratta di un Protocollo d'intesa firmato dal Ministero dell'Interno, il Ministro per lo Sport e i Giovani, la Regione Lazio e Roma Capitale. L'idea è quella di integrare gli interventi d'investimento per la riqualificazione dei complessi residenziali, definiti dall'amministrazione regionale guidata da Nicola Zingaretti con il piano "Periferie al Centro", gli investimenti con i fondi del PNRR definiti dal Programma Innovativo per la Qualità dell'Abitare e dal Piano Urbano Integrato di Roma Capitale, con interventi ex novo sul piano della sicurezza e del controllo per il "ripristino della legalità".

Se da una parte quindi il Protocollo prevede interventi strutturali sul territorio di Tor Bella Monaca per centinaia di milioni di euro già stanziati, e in molti casi in corso di esecuzione, dall'altra il Governo è intervenuto con nuove azioni (e pochi soldi). In particolare il Ministero dell'Interno finanzierà con 80.000 euro per mettere in opera un impianto di videosorveglianza, che poi passerà di competenza a Ater Roma proprietaria dell'immobile e le cui immagini saranno monitorate direttamente dalla Querstura; è poi previsto un finanziamento pari a 20.000 euro per un servizio di guardiana e sicurezza da parte della Regione Lazio che si affiderà a un istituto di vigilanza privata; sempre la Regione Lazio metterà a gara il servizio di porteriato per un importo di 80.000 euro. La Regione Lazio ha poi previsione l'investimento di oltre 2 milioni di euro per "la realizzazione di un complesso d'interventi".

Nel Protocollo si legge poi come Ater Roma si impegna a "individuare unità immobiliari da adibire ad alloggio di portierato", e a riservare una quota di alloggi per le forze dell'ordine negli stabili coinvolti. Questo sembra essere finora un unicum: case popolari assegnate extra graduatoria alle famiglie di poliziotti con l'obiettivo di fungere da deterrente per attività criminali.

Il Dipartimento per lo Sport della Presidenza del Consiglio interverrà invece con lo stanziamento di 130.000 euro per la realizzazione di un playground pubblico "volto a favorire la socializzazione e la fruizione dell'area da parte degli stessi abitanti di diverse fasce d'età e di diversa estrazione sociale".  Il Comune infine si impegna a intervenire sull'illuminazione pubblica e a garantire un adeguato presidio di Polizia Locale.

L'accordo è stato siglato cinque giorni fa al Ministero dell'Interno. Il ministro Matteo Piantedosi ha sottolineato come a suo avviso il protocollo va "oltre l'approccio securitario", prevedendo interventi di riqualificazione (per la stragrande maggioranza già messi a terra dall'amministrazione locale), di portierato e (udite udite!) un campo sportivo attrezzato. L'impressione invece è che l'approccio securitario sia proprio il cuore del progetto pilota: si investono risorse estremamente esigue per interventi di videosorveglianza, guardiania e portierato, di fatto recitando le torri e sperando così di interrompere il loro utilizzo per lo spaccio di droga. Anche in questa ottica è pensato evidentemente il trasferimento in quota parte degli alloggi di personale di polizia.

Può darsi che l'idea di trasformare le quattro torri di via Santa Rita da Cascia in fortini videosorvegliati possa funzionare per interrompere il controllo da parte delle organizzazioni criminali, che le usano come base per lo spaccio, quanto le occupazioni abusive di alloggi. Se già le risorse per il servizio di portierato sono esigue, non è previsto nessun intervento di natura sociale o orientamento per chi vi abita, nessun'azione di contrasto alla dispersione scolastica, ma solo il controllo degli occhi elettronici. Assente dal Protocollo anche qualsiasi forma di coinvolgimento della società civile, dei sindacati, dell'università, che pure in questi anni hanno lavorato a Tor Bella Monaca. Il rischio è che vedette e galoppini dello spaccio, spesso giovanissimi, finiscano per non lavorare più sotto casa ma magari a qualche centinaio di metri di distanza.

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