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Il giornalista Alessandro Sahebi: “Aggredito da neofascisti mentre ero con la mia compagna e nostro figlio di sei mesi”

Il giornalista è stato aggredito a Roma in via Merulana mentre era insieme alla compagna, la scrittrice Francesca Bubba, e il loro bimbo di sei mesi. “Volevano che mi levassi la felpa con scritto ‘azione antifascista’. Lunedì andrò a sporgere denuncia”.
A cura di Natascia Grbic
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"Stavo scattando una foto alla mia compagna davanti al Teatro Brancaccio quando sono stato avvicinato da due uomini. Uno di loro mi preso per la felpa, poi mi ha afferrato il braccio in modo abbastanza forte, dicendomi ‘ti devo parlare, ti devo parlare'. E subito dopo ‘Devi toglierti la felpa'. Gli ho detto ‘Scusami?', e lui ha ripetuto di nuovo in tono minaccioso ‘Devi toglierti la felpa'". A Fanpage.it parla il giornalista Alessandro Sahebi, aggredito ieri sera in via Merulana, a Roma, da due uomini riconducibili all’estrema destra romana. Il motivo dell’aggressione? Indossava una felpa con la scritta “Azione antifascista”. Insieme a lui c'era la compagna Francesca Bubba e il loro bambino di sei mesi. L'aggressione è avvenuta in una zona da tempo teatro di violente incursioni neofasciste. Solo poche settimane fa, un gruppo di persone al grido di ‘faccetta nera' e ‘boia chi molla' si è avventato sulle persone sedute al bar ‘Lo Statuto', che si trova a pochissimi metri da dove è stato aggredito Sahebi.

"Ho detto a quei due che sono un giornalista, e che quindi gli avrei fatto una domanda da giornalista: ossia di spiegarmi il motivo per cui avrei dovuto togliermi la felpa – continua Sahebi -. Mi hanno risposto che non gli fregava nulla che fossi un giornalista. A quel punto mi sono reso conto che arrivavano altre persone. Francesca non capiva cosa stava succedendo, ha cominciato a piangere. Mi hanno tirato prima un ceffone, poi un altro, che mi ha fatto saltare l'orecchino".

I due non volevano saperne di andarsene. "Continuavano a dirmi che dovevo o togliere la felpa o capovolgerla, in modo che la bandiera antifascista non fosse visibile. Io nel frattempo indietreggiavo per tenere la distanza e calmarli. In quel momento uno di loro si è staccato ed è andato da Francesca, che in tutto questo aveva in braccio nostro figlio di sei mesi, e senza scrupoli le dice che o mi faceva togliere la felpa o sarebbero stati guai seri. Per me non sono stati i due schiaffi il problema, ma il fatto che l'aggressione sia avvenuta davanti alla mia compagna e a mio figlio, mentre ero insieme alla mia famiglia". Nel frattempo sono arrivate un po' di persone, che hanno cominciato a osservare la scena senza intervenire. "Siamo così riusciti ad andare via e tornare a casa – continua Sahebi -. Ma non è possibile che io non possa girare per la mia città con una felpa, altrimenti gruppi di neofascisti si sentono legittimati a menarmi. Tutto questo è sbagliato. Lunedì andrò a sporgere denuncia".

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