I tre ultras dopo l’assalto al bus di tifosi: “Li abbiamo sfondati, ce danno omicidio a tutti”

"Ce danno omicidio, li abbiamo sfondati, distrutti". Queste le parole dei tre ultras fermati a Rieti per l'assalto al pullman di tifosi di basket in cui è morto il secondo autista del pullman, Raffaele Marianella, secondo cinque testimoni che sono stati ascoltato nelle scorse ore dal gip di Rieti, Giorgio Bova. Secondo il racconto dei cinque, i tre ultras fermati avrebbero esultato dopo l'assalto al pullman e si sarebbero "compiaciuti per il lancio dei sassi".
Una frase, quella che avrebbero pronunciato i tre fermati e che, secondo gli inquirenti, potrebbe accertare in modo puntuale la partecipazione materiale e morale all'agguato del bus che poi si è rivelato essere mortale e la piena consapevolezza del gesto.
Ammette di aver scagliato il masso fatale: "Era il più appuntito"
Nel frattempo i tre fermati, Manuel Fortuna di 31 anni, Kevin Pellacchia di 20 e Alessandro Barberini di 53 si trovano in carcere, fermati con l'accusa di omicidio volontario. "Abbiamo lanciato i sassi, ma non volevamo uccidere", è stato il commento del cinquantatreenne. Il più giovane, invece, avrebbe ammesso di aver lanciato il sasso dal colpo fatale: "Era il più appuntito". Proprio lui, nei giorni scorsi, aveva parlato con il suo avvocato e si era detto dispiaciuto. "Piangeva, era provato. Vorrebbe chiedere scusa alla famiglia dell'autista", ha fatto sapere l'avvocato che lo assiste, il legale Andrea Vella.
Le indagini in corso sul caso: si cercano i complici
Oltre ai tre ultras, figure che orbitano intorno alle associazioni di estrema destra, all'assalto potrebbero aver partecipato anche altre persone che possano aver avuto un ruolo nell'agguato e loro complici. Le indagini continuano, alla ricerca di altri individui che abbiano partecipato all'agguato con i tre fermati: sarebbero circa una decina le persone attenzionate. Nel frattempo, per cercare di chiarire l'eventuale presenza di alcuni di loro, gli inquirenti hanno prelevato dei campioni di Dna ai tre fermati e ad altri cinque presunti complici: i campioni saranno analizzati e confrontati con quelli ritrovati sui sassi e i mattoni, per verificare eventuali corrispondenze.
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