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La storia di Massimiliano: “Ho 55 anni, insegnante precario da sempre. Costretto a corsi da 3mila euro per trovare stabilità”

Fanpage.it raccoglie la testimonianza di Massimiliano, che lavora come Mad (messa a disposizione) a 55 anni. “Sono un precario della scuola: ecco perché lavorare a Roma per noi è sempre più difficile”.
A cura di Beatrice Tominic
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Massimiliano.
Massimiliano.

"Ho 55 anni e sono un Mad, precario della scuola. Non esistono progetti a lungo termine per me né continuità lavorativa sui bambini". A parlare e a raccontare a Fanpage.it la sua storia è Massimiliano, un cinquantacinquenne che da anni lavora come educatore anche nel mondo della scuola. "Ma vengo dal mondo delle comunità. Ho iniziato a fare l'educatore nel 1999, prima con persone con disabilità, poi con un ragazzo autistico. Dopo cinque anni è entrato in comunità e mi sono dovuto reinventare, passando prima nel nido e poi alla scuola dell'infanzia", ripercorre la sua storia.

Come si svolge il lavoro di una Mad a Roma: "Oneri da contrattualizzati, ma siamo precari"

"Ora mi trovo a lavorare come Mad, cioè messa a disposizione. Sono un precario del mondo della scuola, mi chiamano per supplenze, anche o soprattutto, all'ultimo momento. E noi precari non possiamo tirarci indietro. Si sta creando una situazione paradossale, con il nuovo regolamento per le mad", sottolinea Massimiliano, prima di elencare le varie criticità della nuova normativa.

"Nel caso in cui un giorno non si fosse stati disponibili a lavorare, prima bastava mandare un'email il giorno precedente. Adesso si chiede di presentare certificati di malattia e altre documentazioni per giustificare l'eventuale indisponibilità o rifiuto- spiega – Se io mi ammalo, dal municipio che mi chiama, mi viene chiesto un certificato medico. Ma in quanto assunto giornalmente, se vado dal mio medico neanche me lo fa. Me lo farebbe, ad esempio, se avessi un contratto almeno di un anno con la scuola. Perché non fare un contratto anche a noi? Ci viene richiesto di sopperire agli oneri di chi è abilitato e contrattualizzato, ma senza tutti i benefici e vantaggi di essere contrattualizzati e abilitati secondo norme".

Qualora non si rispondesse con tempestività alle chiamate, inoltre, il rischio è quello di limitare progressivamente il lavoro. "Secondo il Nuovo regolamento, se non rispondo positivamente alla chiamata scatta il rifiuto. Col primo rifiuto, il giorno dopo non si viene chiamati. Più aumentano i rifiuti, più si viene considerati meno in caso di necessità".

Una situazione che Massimiliano ha evidenziato anche firmando una lettera inviata da SGB, Sindacato Generale di Base, all'assessora alla Scuola Claudia Pratelli in cui viene richiesta l'abolizione delle certificazione, il numero massimo di giorni di indisponibilità e la garanzia dell'uniformità nella gestione degli incarichi del personale supplente tra i diversi Municipi di Roma Capitale.

"Ho 55 anni e studio per diventare insegnante di sostegno"

Un situazione invivibile per sbloccare la quale, spesso, l'investimento di soldi e risorse no basta. "Io sto studiando per il TFA, la specializzazione che porta a poter svolgere attività di sostegno nelle scuole. È un corso che mi costa 3000 euro".

Fino a quando non avrà un'occupazione stabile, le giornate di Massimiliano continueranno come è stato negli ultimi anni. "Fino a inizio ottobre non chiamano o chiamano a cottimo: nelle prime settimane di scuola chiamavano dalle 11 per coprire tre ore. Poi in autunno inoltrato arrivano le chiamate: negli anni scorsi è capitato che lavorassi anche tutti i giorni". Un lato positivo dal punto di vista del lavoratore, ma non da quello dell'apprendimento per bimbi e ragazzi.

Il lavoro con i bambini: "Per noi non c'è continuità nell'insegnamento"

"Non c'è progettualità con le classi e i bambini. Si prova a ovviare al problema cercando di andare sempre più o meno nella stessa nella stessa scuola quando ce n'è la possibilità. A volte si crea un clima in cui sembra quasi di essere di ruolo: in un mese può capitare di andare tutti i giorni della stessa classe, viste le carenze di organico".

Una continuità che è del tutto casuale e non programmata. "La chiamata arriva in mattinata, a volte si viene chiamati alle 9.30 per il turno delle 10. Io mi salvo perché sono automunito, ma altre colleghe non hanno la possibilità di spostarsi con così poco preavviso – sottolinea – Ad ogni modo è una situazione svilente: abbiamo studiato e non per fare i baby sitter o per riempire i buchi di giornata".

Una situazione che non si manifesta da quest'anno. "I primi anni mi seccava il fatto di non avere la continuità, poi alla fine ho pensato che era più importante almeno lavorare. Ma questi regolamenti che ci restringono ancora di più non lo so come si andrà avanti".

Mad e graduatorie: "Una guerra fra poveri"

La posizione delle Mad, inoltre, si trova in una posizione svantaggiata rispetto a quella delle insegnanti con il titolo di Scienze della Formazione Primaria, che sono presenti in graduatori e hanno la precedenza. "Si sta creando, infine, una guerra fra poveri, fra lavoratrici e lavoratori presenti nella graduatoria del 2019. Il timore è che con nuovi concorsi, chi ha atteso anni per ritrovarsi in una posizione più vantaggiosa della graduatoria possa vedere la propria posizione crollare a fronte dei nuovi requisiti richiesti – aggiunge – Dovremo muoverci per rivendicare i nostri diritti, altrimenti ci saranno sempre altri precari e altri problemi negli anni a seguire".

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