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Guerra in Ucraina

Guerra Ucraina, tutti vogliono ospitare i bambini in fuga: “Arrivate 16mila adesioni”

L’associazione Associazione M’ama – rete MammeMatte ha ricevuto oltre 16mila adesioni da tutta Italia (e non solo) per accogliere dei minori ucraini e le loro famiglie.
A cura di Simona Berterame
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L'Ucraina chiama, l'Italia risponde. Si può riassumere così l'ondata di solidarietà che sta investendo il popolo ucraino. In tutto il nostro Paese, da nord a sud, ci sono non solo tantissime raccolte fondi e di generi di prima necessità ma anche porte aperte di case private per accogliere chi scappa dalla guerra.

Accogliere i minori in fuga della rete MammeMatte

Il telefono dell'Associazione M'ama – rete MammeMatte non smette di squillare da giorni. "Praticamente non dormiamo neanche per rispondere a tutti" sospira dall'altro capo del telefono Emilia Russo , presidente dell'associazione. Il 26 febbraio i volontari dell'associazione hanno deciso di pubblicare questo post sulla pagina Facebook: "Enti, associazioni, #single, coppie etero e #omosessuali, interessati all' ACCOGLIENZA CONSAPEVOLE IN FAMIGLIA di bambini e nuclei mamma-bambino ucraini, scrivano a: emergenzamama@gmail.com". Non si aspettavano però una risposta così massiccia. "La nostra mail è andata in tilt per diverse ore, non ci aspettavamo tutta questa solidarietà – spiega la presidente Russo – le adesioni arrivano da tutta Italia, ma anche dall'estero. Ci ha scritto una famiglia italiana residente negli Stati Uniti per offrire alloggio ma anche aiuto economico".

Un modello già sperimentato per l'Afghanistan

Un modello di accoglienza diffusa già sperimentato con la fuga dei profughi dall'Afghanistan ma con numeri decisamente inferiori. L'iter di affidamento ovviamente non termina qui. L'associazione ora dovrà interloquire a lungo con gli assistenti sociali e tutti gli altri enti incaricati di verificare quali famiglie possono essere idonee e quali no ad avviare questo progetto. "Chiediamo alle persone di avere pazienza – conclude Emilia – non possiamo prendere un bambino e parcheggiarlo in una casa come se niente fosse. Bisogna avviare tutto un processo per rendere l'ambiente più sicuro e adatto possibile ad un minore fuggito dalla guerra".

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