Green pass Lazio, secondo l’assessore D’Amato “troppi cittadini sono tagliati fuori”

Secondo l'assessore alla Sanità del Lazio, Alessio D'Amato, troppi cittadini non potranno ottenere il Green Pass. Per D'Amato la circolare del ministero della Salute, che spiega chi potrà ottenere la certificazione verde e chi no, va cambiata. In un'intervista rilasciata al Messaggero spiega: "Soltanto nel Lazio abbiamo ricevuto centinaia e centinaia di segnalazioni di nostri corregionali, che si sono trovati di fronte alla difficoltà di codificare il loro percorso vaccinale che è stato effettuato con gli stessi farmaci che somministriamo in Italia, ma in un Paese extracomunitario non riconosciuto dalla circolare del ministero". Tra l'altro, queste persone si sono vaccinate "con farmaci approvati da Ema e da Aifa. Anche perché parliamo di lavoratori che non possono vedersi ridotta la loro capacità di movimento. Il ministero ha fatto un errore". Il rischio per loro è quello "di dover sottostare alla quarantena quando rientrano in Italia", oltre a non poter entrare nei luoghi che prevedono l'accesso con il Green pass. Infine c'è il problema dei 600 volontari del vaccino italiano Reithera: " Il governo non concede loro il Green pass. Noi nel Lazio gli abbiamo garantito la certificazione vaccinale, altrimenti rimanevano nel limbo".
La circolare del Ministero della Salute sui vaccini all'estero
La circolare a cui fa riferimento D'Amato è quella emanata dal Ministero della Salute e firmata dal Direttore generale della Prevenzione del ministero Giovanni Rezza. Nel documento vengono spiegati i requisiti necessari per i certificati di altri Stati affinché siano utilizzabili sul territorio italiano. Nella circolare, inoltre, viene specificato che i vaccini riconosciuti per ottenere il Green pass sono i quattro autorizzati dall'Ema: Comirnaty (Pfizer-BioNtech); Spikevax (Moderna); Vaxzevria (AstraZeneca) e Janssen (Johnson & Johnson).
Le certificazioni, infine, dovranno riportare questi dati: dati identificativi del titolare (nome, cognome, data di nascita); dati relativi al vaccino (denominazione e lotto); data/e di somministrazione del vaccino; dati identificativi di chi ha rilasciato il certificato (Stato, Autorità sanitaria). Le certificazioni in formato cartaceo e/o digitale dovranno essere redatte almeno in una delle seguenti lingue: italiano; inglese; francese; spagnolo.