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Giovanni Lo Storto (Luiss): “Studiate per passione, è finito il tempo dell’iperspecializzazione”

Giovanni Lo Storto è il Direttore Generale della Luiss Guido Carli. Al vertice di una delle istituzioni universitarie private più prestigiose d’Italia, invita i ragazzi e le ragazze a scegliere il proprio per corso di studi in base alle loro passioni, non solo al mercato del lavoro per come è oggi: “Il mercato del lavoro è mutevole, è importante avere giovani preparati e appassionati e con le giuste soft skill, è finito il tempo dell’istruzione iperspecializzata”.
A cura di Valerio Renzi
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Giovanni Lo Storto è il Direttore Generale della Luiss Guido Carli di Roma. Fanpage.it lo ha incontrato mentre sono ancora aperte le iscrizioni al prossimo anno accademico, per discutere delle tendenze in atto nel mondo dell'università, anche alla luce della pandemia globale dove da un anno viviamo immersi. "Prima di tutto registriamo una tendenza interessante e che ci rassicura: non c'è una calo della richiesta di formazione superiore e specialistica, al contrario con la crisi del 2008 avevamo assistito a una preoccupante tendenza di molti giovani ad abbandonare il proprio percorso di studi", spiega Lo Storto.

E se l'incertezza del prossimo futuro non scoraggia i ragazzi e le ragazze dall'iscriversi all'università, in particolare la Luiss registra un aumento delle richieste di iscrizione: "Le domande per i nostri corsi di laurea triennale sono aumentate e anche le domande per la prova di ammissione. La scadenza è il prossimo 15 aprile ma già possiamo ritenerci molto soddisfatti". "Abbiamo messo a disposizione quasi mille borse di studio per gli studenti che altrimenti non potrebbero frequentare la nostra università – sottolinea Lo Storto – Dobbiamo fare in modo che le condizioni di partenza non ci facciano perdere menti brillanti e giovani meritevoli che possono e devono poter scegliere la formazione che desiderano per il loro futuro".

Ma cosa consiglierebbe a chi si trova a compiere una scelta così importante per il proprio futuro, chi si trova al vertice di una delle istituzioni universitarie private più prestigiose d'Italia? Prima di tutto di non dedicarsi a una materia per cui non si ha una passione: "Credo che la formazione debba rispondere al desiderio di chi la sceglie. È passata l’epoca della formazione iperspecialistica. Le specializzazioni sono importanti certo e vengono soprattutto al termine di un lungo percorso di studi, ma la formazione è fatta anche di capacità di vedere in maniera più ampia l'orizzonte nel quale si trovano inseriti i processi produttivi delle aziende. A mio avviso è molto più importante oggi saper risolvere un problema con le giuste soft skills acquisite studiando una materia che ci ha appassionato, che una persona che seguito na specializzazione nella quale sentiva di doversi formare solo per trovare lavoro". Insomma, scegliere con un occhio al mercato del lavoro ma non solo, anche perché "questo è sempre più mutevole", e una scelta presa oggi solo in base alle tendenze del mercato rischia di essere deludente al termine del percorso di studi cinque o sei anni dopo.

Se il Covid ha modificato radicalmente nell'ultimo anno le abitudini di studenti e docenti, la Luiss al pari di molte altre istruzioni universitari, si prepara anche a modulare il prossimo anno accademico facendo i conti con le condizioni imposte dalla pandemia, ma senza rinunciare alla didattica in presenza. "L'università è comunità, è condivisione, è fare domande – spiega il Direttore Generale – Gli strumenti digitali possono integrare la didattica, ma non sostituirla nella nostra visione, per questo abbiamo colto l'occasione dell'emergenza per innovare i nostri strumenti, con quello che abbiamo chiamato inquired based, cioè mettere a disposizione dello dello studente la tecnologia per accelerare certe parti del percorso di apprendimento".

E proprio la pandemia ha accelerato alcune tendenze già in corso per quanto riguarda il digitale, l'infrastruttura che ci ha permesso di affrontare questi mesi in maniera molto meno drammatica di quanto sarebbe accaduto solo alcuni decenni fa. Le sfide poste dall'intelligenza artificiale, le nuove tecnologie, l'internet delle cose e molto altro è al centro di un volume in pubblicazione, curato proprio da Giovanni Lo Storto con la professoressa Marta Bertolaso "Etica digitale. Verità, responsabilità e fiducia nell'era delle macchine intelligenti", e al nostro futuro per quanto i cambiamenti saranno tumultuosi ci invita a guardare con ottimismo, e come potrebbe altrimenti chi è chiamato a formare le classi dirigenti del domani? "Stiamo vivendo l’epoca della trasformazione ed è evidente che in un’epoca della trasformazione ci si pongano molti interrogativi e parecchie preoccupazioni, così come sia evidente il rischio di vedere aumentare le disuguaglianze assieme alle opportunità. – spiega parlando del domani che ci aspetta – L’unica vera chiave per approcciare a questa curva del cambiamento e provare a fare in modo che non lasci indietro nessuno, che dia più opportunità per tutti, è quello di surfarla e non di farci travolgere, di governarla. Dobbiamo provare a tirar fuori tutte le opportunità possibili da questo cambiamento così importante senza avere paura del cambiamento".

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