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Francesco Valeriano morto dopo pestaggio in carcere, l’avvocato: “Indagini secretate, vogliamo l’autopsia”

Francesco Valeriano è morto dopo mesi di agonia a seguito di un pestaggio in carcere. L’avvocato Lavigna, che assiste la famiglia a Fanpage.it: “Siamo combattivi, vogliamo la verità”.
A cura di Beatrice Tominic
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"Sono appena stato in Procura chiedendo che sia presto svolta l'autopsia sul corpo di Francesco Valeriano. Siamo combattivi e vogliamo che la verità venga fuori e che venga accertata tutta una serie di responsabilità qualora dovesse esserne riscontrata la presenza". Queste le parole dell'avvocato Antony Lavigna che assiste la famiglia di Francesco Valeriano, morto nella giornata di ieri dopo mesi di agonia a seguito di un pestaggio in carcere avvenuto alla fine dello scorso giugno.

"Stamattina sono stato in Procura. Non abbiamo notizie precise sull'esecuzione dell'esame autoptico e non abbiamo ancora documenti della cartella clinica. A quanto pare è tutto secretato e l'ospedale ovviamente non può rilasciare copie poiché lo status giuridico di Francesco era quello di detenuto".

L'avvocato Lavigna a Fanpage.it: "Depositata querela in Procura"

Una volta comprese le cause della morte di Valeriano sarà possibile chiarire se il decesso sia stato strettamente conseguente al pestaggio e, in tal caso, la situazione per i responsabili potrebbe aggravarsi. Finché non si avranno risposte in questa direzione, però, è ancora troppo presto avanzare opzioni.

"Per questa ragione, essendo ancora segrete le indagini dell'aggressione in carcere, non conosciamo ancora l'eventuale capo di imputazione né se è già stato formulato: questa valutazioni spettano alla Procura", ha dichiarato a Fanpage.it. "Questa mattina, nel frattempo, ho depositato per conto delle sorelle di Francesco una querela in maniera molto sommaria, senza indicare nulla di specifico per quanto accaduto dall'aggressione al calvario in ospedale fino alla morte. Ho avanzato delle ipotesi di reato e allegato alcuni documenti che possono ricordare la difficoltà da parte nostra di ottenere dei permessi o le copie delle cartelle cliniche, ad esempio".

L'aggressione in carcere a Rebibbia

Valeriano era arrivato a Roma, nel carcere di Rebibbia, da circa un mese e mezzo quando è stato trovato agonizzante in cella. L'allarme è scattato immediatamente e il giovane è stato trasferito d'urgenza al policlinico Umberto I di Roma. Aveva riportato lesioni cerebrali gravi ed è stato sottoposto a una tracheotomia. Da quel momento è entrato in coma. Alla fine dell'estate sembrava stare meglio, si cercava una clinica che potesse aiutarlo nella riabilitazione ed era stato trasferito in una struttura privata a Colleferro.

Poi il tracollo. Valeriano ha perso molto peso e continuava ad accusare forti dolori alla testa. Nella giornata di sabato scorso il peggioramento lo ha costretto al trasferimento d'urgenza nel policlinico romano di Tor Vergata dove è stato trasportato immediatamente. E dove, dopo cinque giorni, ha perso la vita.

Le indagini in corso

Sul caso restano numerosi interrogativi senza risposta. Da chiarire chi abbia aggredito Valeriano e chi eventualmente abbia agito in concorso, fino al movente dell'aggressione. Dopo il pestaggio, oltre agli accertamenti scattati da parte della Procura, è stata avviata un'indagine interna da cui non sarebbero state divulgate ulteriori notizie. Nel frattempo resta il dolore dei familiari di Valeriano, delle sorelle e della madre del quarantacinquenne. "Sicuramente sarà complicato trovare risposte in breve tempo – ammetta a Fanpage.it l'avvocato Antony Lavigna prima di concludere – Siamo combattivi e vogliamo che la verità e le eventuali responsabilità vengano accertate". Perché Francesco Valeriano merita giustizia.

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