Fondi pubblici per il cinema spesi per le squadre di calcio: cosa rivela l’inchiesta su Alessandro Di Paolo

La procura di Roma indaga su presunti finanziamenti irregolari concessi da Banca Progetto (non soggetto a perquisizione) all’Ancona, alla Ternana e alla Triestina: tra i 52 indagati figurano anche l’imprenditore Alessandro Di Paolo, perquisito oggi dalla Guardia di Finanza, e Piergiorgio Crosti. L’accusa contestata, a vario titolo, è l’indebita percezione di erogazioni pubbliche. Tra gli indagati anche Antonio Scaramuzzino, ex vertice della Crick Crock, che avrebbe finanziato per migliaia di euro la società umbra.
All’attenzione della procura di Roma, che indaga sui finanziamenti al mondo del cinema finiti sotto i riflettori dopo l’omicidio di Anastasia Trofimova e della figlia Andromeda per mano di Francis Kaufmann, ci sono diversi bonifici ritenuti sospetti. In particolare, diverse fatture per consulenze e sponsorizzazioni di cui sono state destinatarie le società: 7 Colli (70.000 euro) Ultranova (130.000 euro) e Sirius (200.000 euro) oltre a una serie di rimborsi e note spese non riconducibili a nessuna società esistenti, sono risultate anomale agli occhi di chi indaga. Ma non soltanto. Anche i 300mila euro per le sponsorizzazioni della Ternana calcio e di Ostiamare contabilizzati dalla Crick Crock di Pomezia e mai versati alle società quando al timone dell’azienda che produce patatine c’era Antonio Scaramuzzino (su cui sono in corso accertamenti da parte della procura di Roma) sono all’attenzione degli inquirenti in questo filone che incrocia calcio e cinema.
Al centro delle indagini su cui c’è stretto riserbo ma qualcosa è già trapelato senza alcuna smentita, c’è la società legata ad Alessandro di Paolo, la Romana Film Srl e una serie di altre aziende tutte a lui riconducibili, tra cui ci sono proprio 7 Colli e Sirius. Questa è una vicenda che unisce il mondo del calcio ai finanziamenti pubblici al cinema ed è proprio su questo intreccio che sta indagando la procura di Roma. La famiglia Di Paolo, infatti, è legata a doppio filo al mondo del pallone minore, avendo contributo a sostenere in passato anche l’Ostiamare, la Triestina e la Ternana. Proprio una fattura da 25mila euro emessa dalla società Sirius il 27 settembre del 2023 nei confronti della Ternana calcio, con oggetto ufficiale attività di consulenza per ricerca sponsor, ha fatto sobbalzare dalla sedia gli investigatori.
Oggi la passione di Alessandro Di Paolo per il pallone si è riaccesa, entrando con la Romana Film all’interno della società calcistica dell’Ancona, club che nei primi anni ‘2000 aveva raggiunto la vetta della Serie A e oggi è precipitata in Serie D. Una passione ereditata dal padre Roberto “che è stato un presidente come quelli di un tempo, vulcanico, appassionato, poteva quasi svenire per un goal”, dice a Fanpage Claudio Federico, ex dipendente dell’Ostiamare.
Ma le altre passioni di casa sono anche quelle con il calcio che conta. Diverse fonti investigative, infatti, inquadrano Alessandro Di Paolo in buoni rapporti con l’attuale direttore sportivo della Lazio, Angelo Fabiani, in passato coinvolto nell’inchiesta “Calciopoli” e oggi ancora sotto indagine della procura di Tivoli per il giro di plusvalenze tra Lazio e Salernitana (di quest’ultima all’epoca dei fatti Fabiani era il d.s).
Tuttavia, le indagini della procura di Roma sui finanziamenti alle società cinematografiche si intrecciano con un altro fascicolo di inchiesta aperto nella Capitale e uno a Milano dal pubblico ministero Paolo Storari che riguardano entrambi i finanziamenti concessi da Banca Progetto, istituto di credito commissariato nel marzo scorso da Bankitalia.
Nel report riservato anticipato dal quotidiano Domani nella scorsa primavera, si faceva riferimento al fatto che la banca negli anni scorsi aveva concesso prestiti miliardari coperti da garanzia pubblica, e si elencavano i nomi delle società e delle aziende che nel tempo avrebbero ottenuto finanziamenti che presentavano “diffuse e gravi anomalie”. Nella lista compilata dagli ispettori di palazzo Kock (sede di Bankitalia) c’era anche la società romana Atlas consulting che fa capo a Simone Giacomini, Antonino Maira e Ettore Dore, tre manager che hanno portato al successo la Stardust spa, marchio molto noto nel mondo della comunicazione digitale, una sorta di scuola per influencer.
Oggi gli stessi nomi dei manager compaiono nell’inchiesta della procura di Roma sui finanziamenti alle società cinematografiche, come legati a doppio filo alla galassia imprenditoriale di Alessamdro Di Paolo. In particolare, si legge nel fascicolo di indagine: “alla luce degli elementi raccolti e dell’analisi delle operazioni descritte, emerge con chiarezza un quadro unitario riconducibile a gruppi tra loro interconnessi: Giacomini/galassia Stardust, Di Paolo/galassia Crosti-Scaramuzzino, Marando-7 Colli che hanno beneficiato complessivamente di 60/70 milioni di euro, oggi in larga parte in sofferenza, attraverso società formalmente intestate a prestanome ma riconducibili ai medesimi centri decisionali”. Ma c’è perfino di più. Gli investigatori hanno precisato negli atti che “le risorse ottenute risultano avere avuto, nella sostanza, finalità non coerenti con le dichiarazioni formali, essendo state impiegate per sostenere, tramite false sponsorizzazioni o finanziamenti simulati, alcune società calcistiche, Triestina, Ostiamare, e, da ultimo Ancona, anche mediante pagamenti in nero degli stipendi dei giocatori, soprattutto nel caso dell’Ostiamare”, si legge ancora.
Quando abbiamo chiesto a Di Paolo i rapporti che intercorrono tra lui e Scaramuzzino e i legami tra la Romana Film Srl, la Sirius e la società 7 Colli, ha detto che alcune delle società citate nell’inchiesta appartenevano ai suoi familiari, e non a lui, al padre l’Ostiamare, al cugino e altri parenti stretti le altre menzionate nelle indagini. Rispetto all’Ancona e alla Romana Film, invece, Di Paolo ha affermato che in tali aziende non c’entra niente e ha precisato che “sto solo aiutando alcuni amici a rivelare la squadra”.
Eppure, il 24 ottobre scorso sul profilo Facebook della società di calcio è comparso questo annuncio: “nella giornata di ieri si è tenuto a Roma l’incontro tra il presidente Massimiliano Polci e il nuovo socio Alessandro Di Paolo, durante il quale è stato formalizzato l’ingresso della Romana Film, società facente capo allo stesso imprenditore romano. E ancora, si leggeva che Di Paolo aveva espresso grande entusiasmo: “La stima e l’amicizia che mi lega al presidente Polci è stata una componente fondamentale per far maturare questa decisione. È motivo di orgoglio poter far parte di una società con una storia così gloriosa”.
Il sospetto degli inquirenti è che Alessandro Di Paolo abbia ottenuto risorse pubbliche e di averle usate per sostenere, tramite false sponsorizzazioni o finanziamenti simulati, alcune società calcistiche, la Triestina, l’Ostiamare, l’Ancona, appunto. In particolare, nelle carte dell’indagine l’ex presidente della Triestina, Simone Giacomini, oggi proprietario del Siena Calcio è indicato in relazioni d’affari con Piergiorgio Crosti e Antonio Scaramuzzino (su cui esistono accertamenti in corso da parte della procura di Roma) entrambi consulenti delle aziende di Alessandro Di Paolo che, ad un certo punto, siamo ad inizio del 2023, rilevano delle quote della Triestina calcio dopo il disimpegno di Giacomini, che le aveva affidate a sua volta ad un fondo di investimento statunitense.
I finanziamenti utilizzati per sostenere la Triestina – secondo gli investigatori – sono stati ottenuti attraverso società di comodo nella reale disponibilità di Crosti, Scaramuzzi e Di Paolo con fondi provenienti da Banca Progetto per un totale di circa 16 milioni di euro e “richiesti per finalità mai realizzate”. È su questo punto che si concentra l’attenzione di chi indaga che ritiene “Alessandro Di Paolo il dominus di un’intera struttura di cui ha il ruolo di coordinamento, indirizzo e gestione”. E c’è infine un altro aspetto su cui è concentrata l’attenzione degli investigatori che hanno acquisito all’interno del fascicolo i bilanci e le visure camerali di diverse società a lui riconducibili: “il ruolo di alcuni famigliari dell’uomo che detengono quote societarie in compagini anch’esse coinvolte in operazioni aventi il medesimo scopo, una funzione di filtro e schermo operativo”, si legge ancora negli atti.