Femminicidio Martina Scialdone: dall’uccisione a Roma alla condanna di Costantino Bonaiuti

Si chiamava Martina Scialdone, aveva 35 anni ed era un'avvocata esperta in diritto di famiglia. Nel gennaio del 2023 si era data appuntamento con l'ex in un locale del quartiere Tuscolano a Roma. Dopo una lite, dentro e davanti al locale, l'uomo, Costantino Bonaiuti, ha estratto una pistola. Ha puntato Scialdone e ha sparato, mentre alle loro spalle stava arrivando il fratello della donna. Per lei non c'è stato più niente da fare.
Il caso verrà ripercorso questa sera, martedì 18 novembre 2025, nel corso della puntata di Amore Criminale, su Rai Tre.
La storia tra Martina Scialdone e Costantino Bonaiuti
Martina Scialdone e Costantino Bonaiuti si sono frequentati per un periodo. A volte, nel corso della relazione, la donna era stata vista frequentare casa dell'uomo, un ingegnere sessantunenne dell'Enav, l'Ente nazionale per l'assistenza al volo, e sindacalista per Assivolo.

L'interruzione della relazione e l'inizio delle violenze
Dopo un periodo di frequentazione, però, la giovane aveva deciso di troncare la relazione. Ma invece di rispettare la decisione, Bonaiuti ha iniziato a perseguitarla e a renderle la vita impossibile. Aveva installato un localizzatore gps nella sua auto. Lei aveva iniziato ad avere paura di lui. I suoi familiari e le sue amiche ne erano a conoscenza, tanto che spesso la giovane aveva iniziato a condividere la sua posizione su Whatsapp con le amiche.
Il femminicidio di Martina Scialdone e la testimonianza del fratello
Anche in quella tragica sera Scialdone aveva manifestato paura prima di uscire con Bonaiuti. La giovane era uscita dopo aver trascorso la serata col fratello e con la madre, dopo aver ricevuto dei messaggi dal sessantunenne. Aveva detto di voler uscire subito per chiudere la relazione, sebbene già da tempo aveva provato a farglielo capire. Si è presentata da sola all'appuntamento. Ma dieci minuti dopo ha chiamato il fratello.
"Era agitata, mi chiedeva di andarla a prendere. Ho pensato che l'incontro non fosse andato bene. Poco dopo mi ha richiamato: diceva che sarebbe rientrata da sola. Non mi sono fidato e sono andato lo stesso". In una di quelle telefonate, di pochi secondi ciascuna, il fratello di Martina ha sentito la voce di Bonaiuti che diceva: "Mi sta cornificando". Poi è arrivato al ristorante.

"Litigavano. Ho provato a separarli, ci siamo spostati. Poi lui l'ha afferrata per un braccio". A quel punto il fratello ha provato a mettersi in mezzo ai due nel tentativo di dividerli, ha provato a portare via la giovane. Ma è stato a quel punto che lui ha estratto la pistola. L'ha puntata contro la trentacinquenne e ha sparato. "Erano distanti forse un metro, forse mezzo metro. E io non ho fatto in tempo a reagire". Scialdone è rimasta a terra, sanguinante. A soccorrerla clienti, passanti e il fratello: "Mi è morta fra le braccia".
Il processo e la condanna all'ergastolo per Costantino Bonaiuti
Dopo i tragici fatti l'ex di Scialdone è stato arrestato ed è scattato il processo. Le ha sparato con un'arma che aveva con sé: nonostante il passato dell'uomo legato a episodi riconducibili a una condizione di depressione, non gli era mai stato ritirato il porto d'armi. A carico di Bonaiuti, processato pochi mesi dopo i fatticon giudizio immediato, è stato chiesto l'ergastolo. Nel corso delle udienze, ha rilasciato delle dichiarazioni spontanee.
"Prego ogni giorno che Martina sia in paradiso, continuo a vederla, quel giorno siamo morti in due, io sono un cadavere vivente e ogni giorno chiedo a Gesù di portarmi via – ha dichiarato prima di aggiungere, rivolto al fratello dell'avvocata – So cosa provi: io ho perso due sorelle", ha detto, come se a porre fine alla vita della trentacinquenne non fosse stato lui, freddandola con un colpo di pistola.
La scelta di ridurre la pena a Costantino Bonaiuti
Dopo aver chiesto la conferma dell'ergastolo per Bonaiuti, qualcosa è cambiato. L'avvocato dell'uomo ha spiegato che non ci sarebbe stata l'aggravante di premeditazione nel gesto dell'uomo. E, dopo aver passato al vaglio i documenti e le informazioni presentate in sede di processo, i giudici sono stati dello stesso parere. Bonaiuti è stato condannato a una pena di 24 anni e 8 mesi. "Per me non è giustizia", è stata l'amara considerazione della mamma dell'avvocata.