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Violenza ostetrica: tutte le testimonianze

“Ero stremata, ho chiesto di mandare mia figlia al nido: mi hanno risposto che non ero speciale”

Fanpage.it ha parlato con alcune donne che hanno voluto condividere la propria esperienza post parto, raccontando la stanchezza e la solitudine che hanno affrontato in quei momenti.
A cura di Redazione Roma
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Dopo la vicenda del neonato morto all'ospedale Pertini, sulla quale è stata disposta un'indagine, sono tantissime le donne che hanno deciso di prendere parola e raccontare le proprie esperienze nel post parto. In molte hanno espresso il disagio di non aver avuto il supporto dei partner, ammessi alle visite solo per poche ore al giorno, e di aver avuto difficoltà ad accudire il bambino nelle ore immediatamente successive alla sua nascita. Sono migliaia le donne che dichiarano di aver chiesto aiuto e di essersi sentire rispondere di cavarsela da sole.

"Dopo il parto non riuscivo a stare in piedi perché ho perso tanto sangue e avevo il ferro bassissimo – ci racconta Caterina – Mi hanno portata in stanza e detto che da quel momento dovevo occuparmi io di mia figlia. Mio marito poteva venire solo un'ora al giorno, io non sapevo né come allattare né come cambiare il pannolino. Non dormivo da più di ventiquattro ore e mia figlia piangeva, chiedevo aiuto, ma c'era poco personale e non arrivava mai nessuno. La mattina successiva un infermiere mi ha aiutata con il pannolino, è stata la mia salvezza".

"Durante il ricovero per partorire il mio secondo figlio a maggio 2020, io e le mie compagne di stanza abbiamo notato che le infermiere non ci davano molto retta, ma ci dicevano solo che non potevano occuparsi dei nostri bambini, che dovevano sempre stare in stanza con la mamma – ricorda Mara – Fortunatamente io stavo bene e riuscivo a fare tutto da sola, perché non mi hanno seguita molto. Dopo il parto ci hanno abbandonato a noi stesse. Quando chiamavamo le infermiere perché avevamo bisogno di qualcosa erano sempre scocciate, ci rispondevano come se ci stessero facendo un favore. Ricordo una mia compagna di stanza che stava malissimo, era esausta e piena di dolori, aveva i punti, perché oltre al travaglio aveva affrontato il cesareo. Era il suo primo figlio e il parto per lei è stata un'esperienza faticosa. Mi ricordo benissimo che le infermiere le dissero: ‘Se sei stanca e ti vuoi riposare noi te lo attacchiamo al seno e sta nel letto con te'".

Greta è una donna che ha partorito in un ospedale romano. "Il parto è andato bene, ma dopo ero stanchissima e il mio compagno poteva entrare solo due ore al giorno. Con me sono stati tutti molto gentili, ma non avevo il tempo di fare nulla. Sono riuscita a lavarmi solo il giorno dopo il parto perché non c'era nessuno che mi tenesse il bambino, avevo ancora la camicia da notte sporca di sangue e non era una situazione agevole. La seconda notte a una donna che si trovava in un'altra stanza è caduto il bambino: si era addormentata mentre lo teneva, il piccolo ha riportato un trauma cranico".

Tantissime le testimonianze che Fanpage ha ricevuto anche per mezzo social. "Stremata, ho chiesto di poter avere una culla di in camera – il messaggio di Marina – Ho manifestato la paura di continuare a tenerla accanto a me nel letto. Mi hanno lasciata sola, con la bimba nel letto e risposto che era l'unico modo possibile. Non ho chiuso occhio per due giorni per la paura mi cadesse".

"Ero a pezzi, non riuscivo a dormire e una sera, esausta e sull'orlo del pianto chiesi all'infermiera se per favore potevano tenerla loro anche solo per farmi dormire due ore – racconta un'altra donna – Mi risero in faccia dicendomi: ‘signora e a casa come farà? Lei non è speciale si arrangi'".

Di Alessia Rabbai, Natascia Grbic e Simona Berterame

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