Ergastolo per il killer di Diabolik, la sentenza: “Arroganza di Piscitelli ne ha decretato la morte”

"Senza dubbio l'omicidio è stato commesso con modalità eclatanti, in pieno giorno (intorno alle ore 18:45 circa), all'interno di un parco pubblico frequentato da diverse persone al momento dei fatti, esplodendo un singolo colpo di arma da fuoco alla nuca della vittima. Tuttavia, tali circostanze non sono di per sé sufficienti a qualificare la condotta come connotata dal ricorso al metodo mafioso, sebbene possano certamente costituire indizi di sussistenza dell'aggravante, come chiarito dalla giurisprudenza di legittimità". Lo hanno scritto i giudici della Corte d'Assise nelle motivazioni della sentenza che condanna all'ergastolo Raul Esteban Calderon – il cui vero nome è Gustavo Alejandro Musumeci – per l'omicidio di Fabrizio Piscitelli, ucciso al parco degli Acquedotti il 7 agosto 2019. Per il delitto, nonostante sia evidente che il delitto è avvenuto in un contesto di guerra tra gruppi criminali, i giudici non hanno riconosciuto l'aggravante del metodo mafioso.
Diabolik ucciso per un debito da 300mila euro
"Il comportamento violento e spregiudicato tenuto da Fabrizio Piscitelli nella trattativa tra gli albanesi e Alessandro Capriotti, detto il Fornaro, è stato sì la causa immediata che ne ha decretato la morte, ma non ne esaurisce interamente la causale poiché plurimi e convergenti elementi depongono per ritenere che l'eliminazione di Diabolik avesse l'ulteriore finalità di indebolire la fazione criminale alla quale egli apparteneva", si legge ancora nelle motivazioni. Piscitelli, come già ipotizzato varie volte in passato, sarebbe stato ucciso con il benestare dei Senese perché stava ‘alzando' troppo la testa, cosa che ha fatto storcere il naso agli altri boss che gestiscono i loro affari – principalmente di droga – nella capitale. E proprio con Capriotti Diabolik avrebbe avuto appuntamento quel 7 agosto: un appuntamento che chiaramente nascondeva un agguato.
Il rifiuto dell'orologio e l'appuntamento con il sicario
Capriotti doveva a Piscitelli 300mila euro: un debito che non aveva ancora saldato, e per il quale Diabolik avrebbe avuto un comportamento violento e sprezzante. "Dopo tale incontro, Capriotti manifesta la sua contrarietà per il comportamento arrogante tenuto da Piscitelli e per il coinvolgimento di Fabrizio Fabietti nella trattativa, e nel tentativo di prendere tempo offre un orologio a titolo di acconto sul pagamento del debito. Piscitelli rifiuta l'orologio poiché di valore inferiore a quello che gli era stato prospettato, pretendendo da Capriotti il pagamento dell'intera somma. Capriotti manifesta in modo aperto sia il rifiuto di pagare e cedere al ricatto sia l'intenzione di ammazzare Diabolik – scrivono i giudici – al quale dà appuntamento nel tardo pomeriggio del 6 agosto al Parco degli Acquedotti dove si erano già incontrati in precedenza, ma non si presenta e rinvia l'incontro al giorno successivo, stessa ora e stesso luogo. Considerato che il giorno successivo egli diserta nuovamente l'appuntamento e al suo posto si presenta l'imputato, è di tutta evidenza che Piscitelli è stato attirato nel luogo in cui sarebbe stato ucciso con l'inganno, scegliendo un parco pubblico in cui in precedenza i due si erano incontrati, frequentata da molte persone, tale da non indurre alcun sospetto nella vittima e coglierla di sorpresa. La logica concatenazione degli eventi dimostra con certezza che l'appuntamento del 7 agosto era un agguato e che la determinazione criminosa di eliminare Diabolik era già stata presa quantomeno dal momento precedente al differimento dell'appuntamento nel parco, cioè dal 6 agosto".