Elena sequestrata e picchiata dall’ex: “Mi ha detto che si fermerà solo dopo avermi uccisa, vivo nel terrore”

"Mi ha picchiata, l'ho denunciato. Mi perseguita, vivo nel terrore. Ha picchiato nuovamente me e, stavolta, anche la mia famiglia. Ho denunciato di nuovo, ma mi hanno detto che non possono agire. Io e la mia famiglia adesso viviamo nella paura, non usciamo di casa. Mi ha detto che per lui sarà finita soltanto quando mi avrà ucciso. Mi sento sola e abbandonata. Dalle autorità mi aspettavo più tutele, ma sono terrorizzata. Il prossimo femminicidio potrebbe essere il mio, nessuno me lo leva dalla testa".
A parlare è Elena (nome di fantasia, ndr), una giovane donna che da mesi sta vivendo un incubo. Tutto è iniziato la scorsa estate. "Sono rimasta chiusa in casa con lui. Mi ha sequestrato per ore e mi ha picchiato. Non pensavo sarei uscita viva da lì. Poi il suo coinquilino mi ha aiutato a scappare", racconta a Fanpage.it Elena che, da quel momento, ha deciso di concludere la relazione. "Lui non si è arreso e ha continuato a scrivermi, cercare di parlarmi. Ho detto di avere un altro, per cercare di allontanarlo, ma questo ha soltanto peggiorato la situazione. Mi ha detto che ci avrebbe ucciso entrambi: Sparo a te e all'uomo che sta con te, mi ha detto".
La prima denuncia di Elena
"Non ho raccontato subito ciò che mi era successo – continua Elena – Ma poi mi sono fatta forza: ne ho parlato con mia madre e sono andata a denunciare. Mi aspettavo un aiuto che non ho visto. In seguito, è tornato a perseguitarla. "Me lo sono trovato intorno almeno quattro volte in un mese. Io non volevo avere niente a che fare con lui", racconta. Ma lui continuava a provare a contattarla.
Subisce stalking e la mandano via dal lavoro: "Mi sento completamente sola"
Dall'inizio dell'estate Elena ha dovuto lasciare due lavori. "Nel primo caso non mi è stato rinnovato il contratto. Nel secondo, invece, mi hanno mandata a casa dopo il periodo di prova – racconta – Mi hanno detto che la decisione non è arrivata perché non fossi capace nella mia professione, ma a causa della mia situazione. Fino a quando non avrai risolto questa vicenda non ti ripresentare, mi ha detto la responsabile in alcuni messaggi. E io non gliene ho fatto neanche una colpa, ma avrei voluto almeno un po' di tatto".
Ovviamente la situazione che sta vivendo Elena non dipende da lei, ma soltanto dall'uomo violento che la perseguita. "Veniva sempre sul posto di lavoro, si faceva trovare nel locale in cui lavoravo. Una volta ha mandato dei suoi amici, mi hanno guardato e mi hanno detto: Ricordati che lui deve ancora ammazzarti, non se lo è mica dimenticato. Abbiamo chiamato i carabinieri, ma sono arrivati quando erano già andati via".
L'appuntamento e la rissa
Nel frattempo lui continuava a cercare dei contatti con Elena. "Mi chiedeva di vederci. Minacciava me e la mia famiglia. Voleva un appuntamento a tutti i costi, diceva che avrebbe fatto un casino. Io ho acconsentito, ma non mi sono presentata da sola: con me due miei familiari. Avevano paura anche loro a lasciarmi da sola da quando mi aveva picchiato", sottolinea.
"A quel punto è stato anche peggio. All'appuntamento si è presentato con altri amici suoi. All'inizio erano quattro, poi sono aumentati. Ha iniziato a insultarmi, a dire che mi avrebbe dovuto ammazzare – ricorda – È subito scattata una colluttazione che si è trasformata in rissa. Poi ha preso qualcosa dalla tasca, ha estratto un coltello e ha colpito i miei parenti. Siamo andati al pronto soccorso: uno è stato accoltellato, all'altro sono stati messi dei punti in testa". Dopo la rissa sul posto sono arrivate le forze dell'ordine: hanno convalidato cinque arresti, i cinque amici dell'uomo. Di lui, però, nessuna traccia. "Ho saputo che si è costituito, ma poi è tornato a piede libero. E intanto io sono ancora qua".
"Mi ha detto che mi vuole ammazzare. Rischio di essere la prossima"
Anche dopo la rissa, infatti, Elena ha sporto denuncia. La seconda. Ma la situazione non è cambiata. "Ho raccontato delle violenze verso di me e della mia famiglia, ho raccontato delle minacce subite. Sui social lui ha pubblicato delle foto nelle quali mostra una pistola. Quando sono stata dai carabinieri le hanno stampate e allegate al fascicolo", sottolinea.
"Ha già accoltellato i miei parenti, si mostra in possesso di una pistola. Io temo per la mia incolumità. Mi è capitato di rivederlo in posti pubblici, circondata dalle persone, ma ero comunque sola. Ha più volte dichiarato che fino a quando non mi vedrà morta lui non si fermerà – ricorda – Ho chiesto qualcosa che possa darmi sicurezza, come un braccialetto elettronico, ma sto ancora così. Chiusa in casa. Mi hanno detto che, nel caso in cui dovessi vederlo, devo chiamare le forze dell'ordine – dice amaramente – Ma se mi vuole ammazzare pensano forse che mi darà il tempo di chiamare?".
Elena a Fanpage.it: "Ho paura. So che potrei essere la prossima"
Esprimere a parole le sue emozioni per Elena è complicato. "Non ci sono parole per dire come mi sento – ammette – Mi sento tradita", si chiede. "Io provo ad avere fiducia e speranza, ma nella realtà mi sono sentita abbandonata. Mi aspettavo dei provvedimenti dalla scorsa estate. Per me meriterebbe il carcere da subito, ma so che la procedura è lunga. Speravo almeno in un minimo di precauzione e tutela visto che è da mesi che dice di volermi vedere morta. E se non lo fermano, il mio potrebbe essere il prossimo caso di femminicidio".
La sua vita da quando ha subito le violenze è cambiata: "Pensiamo sempre che possa non succedere a noi. Ma quando succede è difficile vivere come lo si è sempre fatto. Sono una ragazza abbastanza forte, ma anche per me tutto questo è insostenibile. Non posso uscire, non posso lavorare. Non posso fare niente. Lo stesso vale per i miei familiari. Non può succedere questo. Non perché sono io, perché tanto purtroppo domani sarà un'altra. Bisogna intervenire subito e agire in tempo, affinché tutto possa finire. Alle forze dell'ordine chiedo soltanto più umanità: da mesi mi rimpallano da una caserma all'altra. E nel frattempo io sono sola", ribadisce.
Il lavoro dell'associazione: "Mi hanno ridato la speranza"
"Quale consiglio darei a una ragazza che sta vivendo la stessa situazione che sto vivendo io? Bella domanda – dice prendendo tempo – Il suggerimento sarebbe comunque quello di denunciare. Perché a seguito di una segnalazione di questo tipo bisognerebbe essere tutelate".
Nel frattempo, però, oltre alle forze dell'ordine si è rivolta a un'associazione, Scarpetta Rossa APS. "Loro sono veramente persone di cuore. Mi hanno risposto subito, alla prima chiamata. Sono sempre a disposizione. Da loro ho trovato tutta la speranza che avevo perso in caserma. E finalmente mi sento meno sola. Anche soltanto parlarne con una persona estranea mi ha aiutato molto", spiega ancora.
"Per prima cosa abbiamo messo Elena in contatto con i nostri avvocati: lo scopo era aiutarla e rispondere a tre diverse richieste d'aiuto – spiega a Fanpage.it Gualtiero Nicolini, Responsabile Progetti e Sviluppo Scarpetta Rossa APS – La prima necessità è quella di tutelarla anche con un avvocato penalista, la seconda, con un giuslavorista, è quella di difenderla anche dal punto di vista lavorativo, di fronte all'ingiusto licenziamento. Infine sarà affiancata da una specialista per un supporto psicologico. Abbiamo preso in carico il suo caso e stiamo attivando delle misure cautelative nei confronti della ragazza".