Doveva smaltire i liquami dei campi rom ma li gettava nelle fogne: arrestato imprenditore

È stato scoperto all'alba della giornata di ieri il giro di certificati falsi che attestano lo smaltimento corretto dei rifiuti liquidi provenienti dai campi rom della città di Roma, quello di Castel Romano e La Barbuta: sono stati sequestrati beni per 3 milioni di euro e arrestate 8 persone, 7 delle quali adesso si trovano ai domiciliari. L'ottava, invece, è in carcere: si tratta di un imprenditore 51enne, indagato dagli inquirenti per possibili contatti con la criminalità organizzata.
Tutti loro sono fra i parenti e i dipendente della società Ecoter di Aprilia, che avrebbe procurato i certificati che assicuravano il corretto smaltimento dei rifiuti: nessun procedimento fra quelli testimoniati dai documenti, però, è avvenuto in maniera regolare, con il rispetto delle norme e per l'ambiente. I timbri che servono per identificare i rifiuti (Fir), infatti, sono stati falsificati per ottenere il pagamento di Acea Ambiente a fronte di uno smaltimento rifiuti che non è mai stato realizzato: i liquidi venivano, infatti, versati di nascosto nei terreni e nella rete fognaria.
Le indagini e il sequestro
Ad indagare sul caso, coordinati dai magistrati dell'antimafia di Roma insieme ad un team dalla regione Lazio e dalla Calabria, gli agenti del Servizio centrale operativo, insieme alla Squadra mobile di Latina e al Compartimento Lazio. Sono loro ad aver compiuto gli arresti nella mattina di ieri, a partire da una denuncia di Acea Ambiente contro la Moter, ditta collegata all'Ecoter, citata in precedenza. È stata proprio la Moter ad vincere la gara di appalto che l'aveva resa responsabile del carico, del trasporto e dello smaltimento dei rifiuti di Aprilia. Oltre all'accusa di associazione a delinquere con l'obiettivo di traffico illecito di rifiuti, però, c'è l'ipotesi di riciclaggio: da questo denaro deriverebbero i tre milioni di euro sequestrati ieri.