video suggerito
video suggerito

Detenuti trasferiti dopo il crollo al Regina Coeli, Alemanno da Rebibbia: “Condizioni oltre ogni limite”

Il crollo a Regina Coeli ha aggravato il sovraffollamento del carcere di Rebibbia, denuncia l’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno ora detenuto, compromettendo gli spazi dedicati alla socialità, la sicurezza e anche le attività lavorative. Il garante Anastasìa: “È metafora della crisi del sistema penitenziario italiano”.
A cura di Francesco Esposito
0 CONDIVISIONI
Immagine

Il crollo di una parte del soffitto nel carcere di Regina Coeli ha conseguenze anche su quello di Rebibbia. A denunciare la situazione è l'ex sindaco e ministro dell'Agricoltura Gianni Alemanno, detenuto da quasi trecento giorni nella casa circondariale di Roma est per traffico d'influenze.

Il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, dopo il crollo dell'9 ottobre, aveva dichiarato che il carcere era in sicurezza, "ma la realtà è ben diversa", scrive Alemanno nel suo ‘Diario di cella' pubblicato su Facebook. "Circa 300 detenuti sono stati trasferiti in altri carceri, in particolare in Sardegna e qui a Rebibbia. Non solo: dal momento del crollo, tutti i nuovi arrestati di Roma (circa 40–50 persone al giorno), invece di finire in prima istanza a Regina Coeli, saranno sistematicamente dirottati a Rebibbia", continua il primo cittadino dal 2008 al 2013.

Il crollo nel carcere di Regina Coeli
Il crollo nel carcere di Regina Coeli

Il sovraffollamento nel carcere di Rebibbia peggiora

Il carcere di Rebibbia da anni vive di per sé una situazione di sovraffollamento. Secondo gli ultimi dati, risalenti al 30 aprile 2025, erano 1574 i detenuti, quattrocento in più rispetto alla capienza regolamentare. Il trasferimento di centinaia di altre persone starebbe portando la situazione "oltre ogni limite", aggiunge Alemanno. "Una buona parte delle salette fino ad ora dedicate alla socialità nei vari reparti sono state frettolosamente trasformate in celle da riempire fino a 10–12 persone e anche di più, modello Poggioreale. Dove, dalla nascita di Rebibbia ad oggi, si è sempre giocato a carte o a ping-pong, adesso ci sono le brande imbullonate per terra". Mancano gli spazi ma anche le dotazioni: "Alcuni dei nuovi venuti si sono trovati senza materassi e senza cuscini, e hanno dovuto dormire una o più notti sul nudo ferro della branda", aggiunge.

Rischi per la sicurezza e carenze di personale

Ma oltre alla perdita di spazi di socialità, il sovraffollamento comporta anche rischi per la sicurezza. Nella ridistribuzione della popolazione carceraria, aggiunge Alemanno, "i lavoranti, le persone con più lunga detenzione – quelle che stabilizzano i reparti e li rendono governabili – sono state tutte portate via e raggruppate in bracci a parte". Un disequilibrio che rende più difficile il lavoro della polizia penitenziaria. "Da tempo denunciamo le condizioni di estrema difficoltà in cui opera il personale", ha scritto ieri in una nota il sindacato Fns Cisl Lazio dopo l'evasione di un ragazzo detenuto nel carcere minorile di Roma. Il sindacato ha anche parlato di "un continuo susseguirsi di attività in sotto organico".

"Ogni settimana andrà peggio e anche l"isola felice' del G8 sarà presto livellata all’invivibilità degli altri reparti", continua Gianni Alemanno. Il G8 è un reparto che, come da rapporto del garante delle carceri, caratterizzato "per la esclusiva presenza di detenuti ‘Definitivi'", cioè condannati in terzo grado di giudizio. Al suo interno c'è anche un braccio che ospita 17 persone transgender.

A rischio la pizzeria del reparto G8

"Quando qualche personalità vuole visitare Rebibbia, viene sempre condotta nel piccolo ‘circuito modello' del G8 – continua Alemanno -, dove ci sono la falegnameria, il call center del Bambino Gesù, la sala teatro e quella per la musica". Lo spostamento di persone da Regina Coeli e il dirottamento dei nuovi arrestati ha compromesso anche una di queste attività che sono un occasione di riscatto.

Luca era "il detenuto coordinatore della famosa pizzeria del G8, che serve tutte le persone detenute e il personale di servizio del carcere – prosegue Alemanno -. Un fiore all’occhiello, uno dei pochi esempi di imprenditoria privata trapiantata nel carcere", che secondo i registri dà lavoro a quattro persone e ospita corsi professionalizzanti per i detenuti.

"Venerdì, senza nessun preavviso", racconta l'ex sindaco, "è stato trasferito in un altro carcere. In due ore ha dovuto ‘fare i sacchi', lasciare le consegne del suo lavoro, abbracciare tutti (è amato e stimato da tutte le persone detenute e da tutti gli agenti della penitenziaria) e andarsene".

Il garante: "Crollo al Regina Coeli metafora della crisi delle carceri"

Venerdì 24 ottobre il garante dei diritti dei detenuti del Lazio Stefano Anastasìa si recherà a Rebibbia per delle verifiche. Intanto a Fanpage.it ribadisce: "Il crollo della volta di Regina Coeli è la metafora della crisi del sistema penitenziario italiano. Tutti gli istituti del Lazio stanno scoppiando e si stanno moltiplicando le situazioni di palese illegalità, come le stanze con otto letti a Cassino. Le denunceremo una a una, perché questo disastro non è un fenomeno naturale, ma ha le sue responsabilità, con nomi e cognomi di chi ne deve rendere conto".

0 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views