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Definì Rocco Casilino “checca inutile” in tv: per Vittorio Sgarbi autorizzazione a procedere dalla Giunta della Camera

Vittorio Sgarbi aveva rivolto insulti omofobi a Rocco Casalino. Dopo la condanna del 2020, è arrivata dalla Giunta della Camera l’autorizzazione a procedere avanzata dalla Corte d’Appello di Roma.
A cura di Beatrice Tominic
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Vittorio Sgarbi – Rocco Casalino
Vittorio Sgarbi – Rocco Casalino

"Checca inutile". Questo l'insulto omofobo con cui Vittorio Sgarbi si è rivolto a Rocco Casalino, ex portavoce del premier Conte nel corso di una trasmissione televisiva il 30 gennaio del 2020. Accusato di diffamazione, tre anni dopo è stato condannato al pagamento di una multa, mille euro e altri 3mila per le spese processuali, oltre al risarcimento in sede civile nei confronti di Casalino, una cifra all'epoca da calcolare ma stimata intorno ai 50mila euro.

Soltanto oggi, invece, la Giunta per le Autorizzazioni a procedere della Camera ha votato, all'unanimità, a favore della richiesta di autorizzazione a procedere avanzata dalla Corte d'Appello di Roma nei confronti di Sgarbi, all'epoca sottosegretario e anche sindaco da poco eletto di Arpino. Nel mirino proprio gli insulti omofobi rivolti da Sgarbi, allora deputato, a Casalino.

Gli insulti in tv a Rocco Casalino: cosa è successo

Come anticipato, i fatti risalgono al 30 gennaio 2020 quando, durante il programma di Rete4 Stasera Italia, il critico d'arte, che all'epoca rivestiva ulteriori ruoli nella politica, ha iniziato a insultare diverse figure del governo pentastellato guidato in quegli anni da Giuseppe Conte. Non ha risparmiato nessuno. Ha definito i ministri Luigi Di Maio e Lorenzo Fioramonti "figure intermedie che non valgono niente", ad esempio. E poi si è scagliato contro il portavoce del premier, Rocco Casalino, definendolo "una checca inutile".

Il processo per diffamazione e la difesa di Sgarbi

Accusato di diffamazione, Sgarbi è finito a processo. Nel corso della udienze, ha provato a difendersi, sostenendo che quell'espressione fosse un sinonimo di "omosessuale" e rifiutandone l'accezione offensiva con cui viene utilizzata. Una difesa che sembra non aver convinto i giudici. Dato il suo ruolo di deputato, inoltre, ha chiesto di non essere punibile. Ma dai nuovi sviluppi, la decisione spetta alla Camera.

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