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Covid 19

Covid in Cina, per lo Spallanzani si rischia variante più contagiosa e immuno-evasiva

Dall’Istituto Spallanzani di Roma fanno sapere che il problema Cina “va affrontato con tempestività e coesione internazionale”. I dati, quei pochi che arrivano, “stanno creando timore nella comunità internazionale, anche quella scientifica”.
A cura di Enrico Tata
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Le notizie che arrivano dalla Cina sull'andamento della pandemia da Covid, seppure poche e frammentarie, cominciano a preoccupare gli scienziati. Dall'Istituto Spallanzani di Roma fanno sapere che il problema "va affrontato con tempestività e coesione internazionale". I dati, quei pochi che arrivano, "stanno creando timore nella comunità internazionale, anche quella scientifica".

I rischi legati alla crescita dei contagi Covid in Cina

Ma qual è il pericolo secondo gli scienziati dell'Istituto Nazionale per le Malattie infettive? In un Paese con un'alta percentuale di cittadini non vaccinati e in cui sono stati utilizzati vaccini poco efficaci, una crescita esponenziale dei contagi potrebbe determinare la selezione di una nuova variante di Covid "molto più immuno-evasiva e trasmissibile". Il rischio è che questa variante possa soppiantare Omicron, cioè il ceppo dominante a livello mondiale da circa un anno. Secondo lo Spallanzani per il momento "le poche informazioni che arrivano dalla Cina indicano che le varianti che stanno alimentando questa nuova imponente ondata di contagi sono le stesse che già circolano da tempo a livello globale, ancora quindi all'interno delle sottovarianti di Omicron".

Per fronteggiare e arginare l'aumento dei casi, ha spiegato il direttore dello Spallanzani, Francesco Vaia, "servirebbe aumento delle pressioni sulla Cina, tramite l’OMS, le Nazioni Unite, la diplomazia e la comunità scientifica internazionale, per esigere una maggiore trasparenza sui dati". A questo, ha aggiunto Vaia, "dovrebbe accompagnarsi un’offerta di sostegno alle politiche vaccinali cinesi, fornendo vaccini a tecnologia superiore rispetto a quelli di loro sintesi, quali i nuovi vaccini a mRNA bivalenti codificati per Omicron BA.5. Ciò contribuirebbe ad aumentare il livello di protezione immune nella popolazione cinese, evitando il rischio che possa trasformarsi in un serbatoio e laboratorio naturale di selezione virale di varianti. Nell’ambito di accordi di partnership internazionale di questo tipo, si potrebbe pensare di fornire, oltre ai vaccini, anche farmaci antivirali per potenziare la terapia precoce, al fine di ridurre la morbilità e mortalità del Covid-19 in Cina, ma anche al fine di ridurre replicazione e tempo di contagiosità e intervenire sulla curva dei contagi".

A Fiumicino riprendono i test sui passeggeri in arrivo dalla Cina

Intanto, proprio a causa dell'aumento dei casi positivi in arrivo dalla Cina, l'assessore alla Sanità del Lazio, Alessio D'Amato, ha disposto la ripresa dei test all'aeroporto di Fiumicino per tutti i passeggeri che provengono dal Paese asiatico. I test, si legge in una nota, "si svolgeranno con le consuete modalità, sotto la supervisione dell’ Istituto Spallanzani e con il supporto delle USCAR regionali. Non dobbiamo abbassare la guardia, le ultime notizie sul Covid ci spingono a tenere alta l’attenzione”.

Le attività di testing all'Aeroporto internazionale di Fiumicino riprenderanno già all'alba di domani: "I casi positivi saranno sequenziali e posti in isolamento fiduciario. Fiumicino è stato il primo hub europeo ad eseguire i tamponi in aeroporto conquistando il premio di scalo più sicuro al mondo – ha aggiunto in serata Alessio D'Amato – Durante la giornata mi recherò a Fiumicino per seguire le operazioni e ringraziare gli operatori. Se necessario metteremo in atto tutte le iniziative previste dall'Unità di Crisi per lo scenario di rischio elevato. È stato un errore sottovalutare le notizie che provenivano da giorni dalla Cina".

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