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Covid 19

Coniugi morti a 2 settimane di distanza, i figli: “Mamma si poteva salvare, ricoverata troppo tardi”

“L’hanno ricoverata solo 14 aprile, prima è sempre stata da sola – denunciano i figli – La Asl non si è mai fatta viva, non hanno mandato nessuno a farle il tampone. Come convivente di una persona che aveva il Covid, ed era anche deceduta, doveva essere portata subito in ospedale”. Carlo e Walter, i figli di Lina e Rufino, hanno aderito al comitato ‘Noi denunceremo’ per far luce sulla vicenda.
A cura di Natascia Grbic
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"Vogliamo sapere perché mamma non è stata supportata e aiutata dalle istituzioni. Paghiamo le tasse, il Servizio sanitario nazionale dovrebbe essere per tutti ma con noi non è stato così. So che i nostri genitori sono contenti di quello che stiamo facendo. Finché potrò combatterò, quando questa storia finirà li lascerò finalmente tranquilli". Sono parole cariche di rabbia e dolore quelle di Carlo e Walter, i figli di Rufino Riganelli e Lina Moscatelli, marito e moglie di 89 e 78 anni uccisi dal coronavirus. Ma nelle loro parole c'è anche tanto rimpianto per quella madre che è deceduta il 28 aprile e che si è sentita male dopo il marito. "Se fosse stata curata subito forse si sarebbe salvata", l'atroce dubbio nella testa dei due fratelli. I loro genitori sono morti a causa del coronavirus a due settimane di distanza l'uno dall'altro, dopo una vita passata insieme. Ma, secondo i figli, le cose sarebbero potute andare diversamente.

Il primo a sentirsi male è stato Rufino. Il 23 marzo ha iniziato ad avere la febbre alta. "I primi giorni è stato curato a casa con la tachipirina, non pensavamo potesse avere il virus – spiega Carlo – Inizialmente eravamo tranquilli perché respirava bene, poi le cose sono cambiate e ha iniziato ad avere difficoltà. La dottoressa ha chiamato il 1500 e hanno mandato un'ambulanza. Quando sono arrivati, inizialmente non volevano portarlo via perché con la tachipirina la febbre da 39 gli era scesa a 37. Ho insistito e si sono andati a vestire. Uno degli operatori mi ha chiesto: ‘Sa quanto costa questa tuta? Noi adesso l'andiamo a prendere e poi la buttiamo'. Mi ha fatto capire che la stava sprecando".

Una volta arrivato in ospedale, il 2 aprile, Rufino è risultato positivo al coronavirus. È morto l'11 aprile, a causa delle complicazioni derivanti dalla malattia. Ma già dal 6 aprile, anche Lina ha iniziato a stare male. "L'hanno ricoverata solo 14 aprile, prima è sempre stata da sola – denunciano i figli – La Asl non si è mai fatta viva, non hanno mandato nessuno a farle il tampone. Come convivente di una persona che aveva il Covid, ed era anche deceduta, doveva essere portata subito in ospedale. Se fosse stata curata subito, forse si sarebbe salvata". La famiglia Riganelli ha aderito al comitato ‘Noi denunceremo': la loro è stata la prima denuncia partita dalla città di Roma. "Qualche giorno fa mi ha chiamato una dottoressa della Asl chiedendo come stesse mia madre – dice Carlo – Mi sono dovuto fermare con la macchina perché ho avuto un giramento di testa. Lei era mortificata quando le ho detto che era morta, ma come è possibile. Siamo stati abbandonati, lasciati da soli".

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