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Chirurgo dell’Umberto I salva testimone di Geova con trasfusione d’urgenza: rischia una denuncia

Rischia una denuncia per violenza privata un chirurgo dell’Umberto I, che ha sottoposto una paziente testimone di Geova a una trasfusione d’urgenza, salvandola.
A cura di Alessia Rabbai
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Immagine di repertorio
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Un chirurgo del Policlinico Umberto I rischia una denuncia per violenza privata, dopo aver sottoposto una paziente testimone di Geova che stava operando a una trasfusione d'urgenza. La paziente, una donna di cento chili che doveva essere operata per un bypass gastrico, è salva, ma il chirurgo ha violato la sua espressa volontà di non procedere nel caso in cui durante l'operazione avrebbe avuto bisogno di una trasfusione.

E ciò a causa del suo credo religioso, perché appunto i testimoni di Geova rifiutano le trasfusioni di sangue in quanto credono che la Bibbia comandi l'astensione dal sangue, interpretando versetti come Genesi 9:3, Levitico 17:10 e Atti 15:28, 29 come un divieto assoluto di ricevere sangue in qualsiasi forma, considerandola un peccato grave. Per loro il sangue simboleggia la vita e solo Dio può disporne. Oggi la donna sta bene, ma il chirurgo rischia di essere denunciato.

Il chirurgo prima di sottoporre la paziente a trasfusioni ha chiesto e ottenuto il via libera da parte della Procura della Repubblica di Roma. I fatti risalgono il 18 dicembre scorso e sono avvenuti nell'ospedale romano. Come racconta Il Corriere della Sera il chirurgo si è rivolto a Piazzale Clodio, pubblico ministero di turno era Saverio Francesco Musolino. Il medico ha spiegato al pm la situazione difficile e delicata che avrebbe dovuto affrontare con una paziente testimone di Geova e la decisione che era chiamato a prendere: pochi giorni prima aveva operato una donna che pesava oltre cento chili alla quale ha impiantato un by pass gastrico.

A causa di una complicazione aveva bisogno di un altro intervento, che avrebbe previsto una trasfusione di plasma. La questione illustrata al pm riguardava se sottoporre o no la paziente alla trasfusione d'urgenza, perché aveva espressamente indicato di non volerne, anche in pericolo di morte. Il pubblico ministero gli ha presentato una serie di possibilità, ricordandogli come la tutela della vita è garantita dalla Costituzione.

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