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Cella troppo piccola, Ministero condannato: dopo 5 anni ancora nessun risarcimento al detenuto

Ha trascorso oltre 600 giorni fra Latina e Rebibbia in una cella troppo piccola. Il Ministero è stato condannato a ripagarlo, ma dopo cinque anni non è ancora arrivato alcune risarcimento al detenuto.
A cura di Beatrice Tominic
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Immagine di repertorio
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Ha trascorso 130 giorni nel carcere di Latina e 510 in quello romano di Rebibbia in una cella più piccola di tre metri quadrati e in pessime condizioni, con poca luce e poca aria. L'uomo, un cinquantottenne della provincia di Latina, assistito dall'avvocato Antonio Cavaliere, ha presentato ricorso contro lo Stato e il Ministero della Giustizia, che alla fine è stato condannato a pagare al detenuto un risarcimento. Risarcimento che, a cinque anni dalla sentenza, non è mai arrivato.

Vive in meno di tre metri quadrati per quasi due anni: cosa è successo

Il cinquantottenne ha vissuto in meno di tre metri quadrati, nella cella in carcere, per  21 ore al giorno e per quasi due anni . Dal novembre 2011 all'aprile del 2012 ha vissuto nel penitenziario di Latina, poi a Rebibbia, dall'aprile del 2012 fino all'agosto del 2013. In entrambi i casi ha lamentato condizioni igieniche degradanti e precarie, con poca luce, poca aria e poco spazio per muoversi. Condizioni che, come dichiarato dal detenuto, non sarebbero stati conformi al divieto di trattamenti inumani o degradanti, secondo l'articolo 3 della Convenzione Europea dei diritti dell’uomo e delle libertà.

L'arrivo in Tribunale e la sentenza

Il procedimento è iniziato al Tribunale civile di Latina, che si è dichiarato incompetente, poi si è spostato a Roma, dove è stata emessa la sentenza. Il Ministero della Giustizia, però, ha chiesto il rigetto dell'istanza, come riporta Latina Oggi.eu. Il giudice ha così esaminato le relazioni delle case circondariali e analizzato i due periodi di detenzione. "Per i detenuti lo spazio vitale era effettivamente inferiore a tre metri quadrati, detraendo dalla superficie utile calpestabile anche l’ingombro dei letti a castello – aveva scritto -Non vi è prova sufficiente dell’adozione di misure idonee, la relazione della Casa Circondariale risulta sul punto assai lacunosa ed inconcludente". La sentenza è poi stata emessa nel settembre del 2020. A distanza di cinque anni, però, non sono arrivate ancora risposte da parte del Ministero della Giustizia sul risarcimento che spetta al detenuto.

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