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Carabiniere ferito gravemente in incidente: il ministero gli deve 400mila euro di arretrati

Un carabiniere ha riporta un trauma cranico, fratture cervicali e al bacino in un incidente a Roma durante il servizio. Ferite gravissime e con conseguenze permanenti. Il ministero dell’Interno, però, gli ha negato un riconoscimento economico, ma in Appello i giudici hanno condannato il Viminale a un risarcimento.
A cura di Enrico Tata
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È il 4 agosto 2014 e in via Cilicia a Roma è in corso una sparatoria. Un appuntato scelto dei carabinieri riceve l'ordine di intervenire immediatamente e parte subito in macchina insieme al suo superiore, ma all'incrocio tra via Prenestina e via Tor de' Schiavi, l'auto viene speronata. Il militare riporta un trauma cranico, fratture cervicali e al bacino. Ferite gravissime e con conseguenze permanenti. Il ministero dell'Interno, però, gli nega un riconoscimento economico, ma in Appello i giudici condannano il Viminale a risarcirlo con 400mila euro di arretrati. 

L'incidente è avvenuto, come anticipato, il 4 giugno 2014. Nonostante le lesioni riportate, il ministero dell'Interno ha negato il riconoscimento di "Vittima del Dovere". Secondo i dirigenti, si è trattato di un semplice incidente stradale. Per questo la richiesta di indennizzo è stata bocciata, con l'avallo sia del prefetto di Roma che del tar del Lazio. "L'evento lesivo non appare direttamente riconducibile all'attività svolta, bensì è stato provocato da un evento accidentale ed estraneo al servizio", la tesi dei magistrati. Insomma, un semplice incidente. E per di più il militare è stato definito un "autista" del suo superiore.

La Corte d'Appello di Roma, tuttavia, ha ribaltato tutto. Il carabiniere stava svolgendo un'attività finalizzata al contrasto della criminalità e, quindi, non si è trattato di un semplice incidente. Per questo motivo, il ministero dell'interno è stato condannato a risarcire l'uomo e a giudicarlo una "Vittima del Dovere". Dovrà riconoscergli 400mila euro di arretrati e una pensione di 2.300 euro mensili.

I giudici hanno scritto nella sentenza che "l'appellante fu speronato mentre, insieme al suo superiore, stava convergendo verso una zona dove erano stati segnalati colpi d'arma da fuoco. E' attività rientrante nel contrasto al crimine organizzato, senza che sia necessario un rischio ulteriore rispetto alle funzioni istituzionali."

"Ho servito lo Stato con lealtà, non avrei mai pensato di dover lottare per vedere riconosciuti i miei diritti. Dedico questa vittoria ai miei commilitoni caduti", ha commentato la sentenza il carabiniere risarcito.

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