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Capitano della Guardia di Finanza condannato per stalking: “Presto andrai a lavorare da McDonald’s”

Un capitano della Guardia di Finanza è stato condannato a un anno e sei mesi per stalking contro una marescialla capo della Dia, sua sottoposta in grado. La donna lo aveva denunciato dopo mesi di minacce di morte e molestie.
A cura di Francesco Esposito
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Immagine di repertorio.
Immagine di repertorio.

La minacciava di farle "terra bruciata" intorno, di tenerla sempre sotto osservazione e anche di ucciderla. Un capitano della guardia di finanza di 43 anni è stato condannato a un anno e sei mesi di reclusione con l'accusa di stalking nei confronti di una sua sottoposta, una marescialla capo di 39 anni in servizio presso la Direzione investigativa antimafia (Dia).

Riconosciuta l'aggravante per abuso dei propri poteri di capitano

"Presto dovrai mandare il tuo curriculum al McDonald’s" le scriveva, facendo intendere che l'avrebbe fatta licenziare. Ma anche minacce di morte come questa: "Ora ti sgozzo (…) e non vengo neanche la tuo funerale". Elementi che hanno portato il giudice monocratico del tribunale di Roma a respingere la richiesta di assoluzione elaborata dai pubblici ministeri. Al capitano della finanza, come riporta il Corriere della Sera, è stata anche riconosciuta l'aggravante per aver abusato del suo ruolo di capitano e superiore in grado.

Capitano della Guardia di Finanza condannato per stalking: la denuncia dopo messaggi minacciosi

I due si erano incontrati a dicembre del 2020 e da lì a poco era nata una relazione. Secondo le ricostruzioni della pubblico ministero Eleonora Fini, il capitano avrebbe nascosto alla marescialla di essere sposato. Venuta a conoscenza del matrimonio di lui, la donna avrebbe quindi deciso di interrompere il loro rapporto. A quel punto sarebbero cominciate le minacce, le molestie e gli insulti: "Sai che non mi fermo, dovrai chiedere aiuto…sei sotto osservazione, non sbagliare", "Sei bugiarda della peggiore specie, mi hai rovinato la vita, muori". Messaggi inequivocabili che hanno spinto la trentanovenne – costituita parte civile e assistita dal legale Giuseppe Saccone – a denunciare. Il giudice per le indagini preliminari ha dato ragione alla donna e, oltre al rinvio a giudizio, ha disposto per l'uomo il divieto d'avvicinamento e il ritiro dell'arma.

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