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19enne costretta a prostituirsi per un debito contratto dal fidanzato: arrestato il ‘capo di Ostia’

La giovane veniva picchiata dai suoi aguzzini, nelle foto che avevano messe su un sito online erano visibili i segni su braccia e gambe dei pestaggi. Le avevano tolto il telefono e non la facevano uscire liberamente, costringendola a prostituirsi per ripagare un debito del fidanzato. Due persone sono finite in manette, tre sono state denunciate.
A cura di Natascia Grbic
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Costretta a prostituirsi con la forza, senza preservativo, per ‘ripagare' un debito contratto dal suo fidanzato. Chiusa in un appartamento a Ostia, minacciata e picchiata giornalmente, privata dei suoi effetti personali, del telefono. Questo l'incubo vissuto da una ragazza di 19 anni, che ora si trova in una casa rifugio per donne vittime di violenza dopo il blitz degli agenti della Polizia di Stato. Due uomini di 32 e 21 anni sono finiti in manette con l'accusa di sfruttamento della prostituzione e tentata estorsione, altre tre persone – tra cui due donne – sono state invece denunciate per favoreggiamento. Dopo l'arresto degli indagati, la ragazza è stata portata negli uffici del X Distretto. Con l'aiuto di un interprete ha confermato le violenze e le minacce subite negli ultimi mesi.

Costretta a prostituirsi e picchiata dagli aguzzini

"Spada e Fasciani a confronto mio non sono nulla…sono io il capo di Ostia". Questa una delle frasi che uno degli indagati tendeva a dire a più riprese per mostrare la sua caratura criminale. Le indagini sono partite dopo una segnalazione anonima giunta ai poliziotti del Distretto Roma Lido, con un uomo che ha chiamato gli agenti riferendo di una ragazza costretta a prostituirsi contro la sua volontà in un appartamento di Ostia. Dalle indagini è emerso che gli aguzzini avevano messo le foto della giovane su un noto sito d'incontri, tramite il quale venivano presi gli appuntamenti. Ed è proprio dalle immagini che i poliziotti hanno visto numerose ferite sulle gambe e sulle braccia della ragazza, segno che veniva picchiata per prostituirsi. La 19enne non poteva muoversi liberamente e non aveva più il suo telefono: ce l'avevano gli indagati, che tramite il suo cellulare parlavano con i clienti definendo prezzi e tipo di prestazioni. Tutte rigorosamente senza preservativo, in modo da essere pagate di più.

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