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Ritrovamento choc a Vieste: dentro uno stivale i resti di un piede umano. Era in un crepaccio

I resti sono stati spediti al Ris dei carabinieri di Roma per gli esami del caso, nel tentativo di risalire all’identità della vittima. Gli inquirenti ipotizzano un caso di lupara bianca.
A cura di Davide Falcioni
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Le ossa di un piede sono state trovate sul fondo di una gravina, ad una profondità di circa sei metri, in località ‘Paradiso selvaggio', a Vieste, in Puglia. A fare la scoperta, la seconda del genere nel territorio dello stesso Comune, a distanza di appena pochi giorni, sono stati i carabinieri Cacciatori degli Squadroni di Calabria e Sicilia, impegnati insieme a quelli di Sardegna in un lavoro di ispezione degli anfratti naturali che caratterizzano il Gargano. Gli uomini dell'arma hanno trovato un paio di vecchi stivali di gomma, del tipo di quelli generalmente usati per portare al pascolo e governare greggi e armenti, uno ormai quasi completamente disfatto, l'altro quasi integro. E proprio dentro a quest'ultimo c'erano le falangi di un piede, le cui condizioni fanno inevitabilmente pensare che fossero là da tempo e che – come nel caso emerso pochi giorni fa – si tratti del corpo una delle tante vittime di "lupara bianca" che, negli ultimi decenni, hanno accompagnato il radicamento della criminalità organizzata.

Come detto non è stato il primo ritrovamento del genere: il 2 marzo scorso i carabinieri Cacciatori di Sardegna trovarono ossa umane ammucchiate tra i resti di animali, sul fondo di una gravina naturale tra Vieste e Mattinata, ad una profondità di oltre 30 metri. Anche in questo caso l'ipotesi è che si tratti dei resti di una vittima di lupara bianca. I resti umani rinvenuti verranno anch'essi come nell'altro caso, inviati al RIS di Roma, per gli accertamenti tecnici finalizzati a identificare quest'altra vittima della criminalità organizzata locale. Proprio nello stesso luogo, il 6 luglio del 2011, era stata ritrovata la Fiat Punto del 21enne Francesco li Bergolis, misteriosamente scomparso un mese prima, appartenente alla nota famiglia di Monte Sant'Angelo, coinvolta in una sanguinosa faida che per anni ha disseminato di morti e feriti il territorio garganico. Negli ultimi 25/30 anni sarebbero una trentina le persone scomparse nella zona e mai ritrovate.

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