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Rigopiano, chiusa inchiesta sul depistaggio: “Prefetto e staff nascosero telefonata di allarme”

Avviso di chiusura indagini per l’ex prefetto di Pescara Francesco Provolo e per il suo staff. Avrebbero nascosto la telefonata del cameriere Gabriele D’Angelo dell’hotel Rigopiano, travolto da una valanga il 18 gennaio 2017, che in mattinata aveva chiesto di liberare la strada. La Procura di Pescara contesta i reati di depistaggio e frode processuale.
A cura di Susanna Picone
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Avrebbero depistato le indagini, omettendo di riferire di una telefonata ricevuta dal cameriere dell’Hotel Rigopiano, Gabriele D’Angelo, il giorno della tragedia nell’albergo di Farindola, che il 18 gennaio 2017 fu travolto da una valanga che uccise 29 persone. È chiusa l'inchiesta bis sul disastro dell'Hotel Rigopiano  che conta sette indagati, ai quali la Procura di Pescara contesta i reati di depistaggio e frode processuale. Rischiano di finire a processo l'ex prefetto di Pescara Francesco Provolo, i due viceprefetti distaccati Salvatore Angieri e Sergio Mazzia, i dirigenti Ida De Cesaris, Giancarlo Verzella, Giulia Pontrandolfo e Daniela Acquaviva. Quest’ultima, a quanto emerso, sottovalutò la situazione e disse la famosa frase: “La mamma dei cretini è sempre incinta”. Dall’altra parte del telefono c’era Quintino Marcella, amico di Giampiero Parete, suo amico e dipendente dell'albergo, scampato alla slavina perché era uscito a prendere le medicine per la moglie in auto.

La telefonata sparita del cameriere dall'hotel Rigopiano – Come ricostruisce il Corriere, nell’avviso di chiusura indagini, firmato dal comandante dei carabinieri forestali di Pescara, Anna Maria Angelozzi, è ricostruita tutta la vicenda dell’hotel Rigopiano. E in particolare, nelle 49 pagine dell’atto vengono riportate le bugie che il prefetto e il suo staff dissero alla Squadra mobile di Pescara per nascondere quella telefonata che avrebbero fatto sparire. La mattina della tragedia di Rigopiano alle 11.38, circa cinque ore prima della valanga, Gabriele D’Angelo telefonò alla sala operativa della prefettura chiedendo aiuto per le persone intrappolate nella struttura alberghiera. Parlava di 45 persone nell'albergo e chiedeva di liberare la strada dalla neve. Ma nessuno, in prefettura, si fece carico della sua richiesta. Lo stesso Gabriele D'Angelo morì quel giorno sotto la valanga.

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