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Riforme, le opposizioni lasciano l’Aula. Renzi: “Non ci faremo ricattare”

Forza Italia, Lega, Sel e M5S non prenderanno parte al voto. Brunetta prova ad unire, ma poi attacca: “Deriva autoritaria”. Il premier: “Noi ascoltiamo tutti ma non ci facciamo ricattare da nessuno”.
A cura di Redazione
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Ore 23.15 – Renzi dispiaciuto che Berlusconi abbia rotto l'accordo. “Dispiace che Berlusconi abbia rotto l'accordo, ma non ho niente da rimproverarmi perché non gli ho mai promesso nulla sulla Presidenza della Repubblica”: è quanto avrebbe detto, stando a quanto riferiscono alcuni dei presenti, Renzi durante l'incontro con i rappresentanti di Sc-Pi a Montecitorio.

Ore 21.45 – Ripresa la seduta a Montecitorio. Il Presidente del Consiglio, intanto, ha incontrato nella Sala della Regina i gruppi parlamentari di Per l'Italia-Centro Democratico e Scelta Civica.

Ore 21.12 – Concluso vertice Renzi-deputati Pd: si va avanti con la seduta fiume. “L'immagine di Scotto, Brunetta e Salvini è un'immagine che devono spiegare loro, la foto del comitato del no al referendum. Noi andiamo avanti con la seduta fiume”, così il premier Renzi, a quanto si apprende, avrebbe confermato l'intenzione di andare avanti sulle riforme. Renzi ha detto di non temere il referendum e ha confermato che il voto finale sulle riforme istituzionali alla Camera resta fissato all’inizio di marzo. L’ex segretario Pier Luigi Bersani ha proposto all'assemblea del Pd un nuovo tentativo di mediazione “nel rispetto dei tempi” per cercare di riportare in Aula le opposizioni sulle riforme.

Ore 17.50 – Riforme, Forza italia abbandona i lavori in Aula – "Abbiamo votato nel nostro gruppo ed abbiamo deciso di abbandonare l'Aula come segno di responsabilità vero". Lo ha annunciato nell'Aula della Camera il capogruppo di Fi che a Pd e governo lancia un appello: "per l'amor di Dio, ripensateci!".

Ore 17.35 – Renzi su Twitter: basta ricatti – "Da anni la politica non fa le riforme. Noi ascoltiamo tutti ma non ci facciamo ricattare da nessuno. Avanti. Questa è #lavoltabuona". Così su twitter Matteo Renzi.

Ore 16.55 – Brunetta: "Altro che Aventino, vedranno i sorci verdi" – "Pensiamo solo ai decreti in corso di esame in Parlamento". E' l'avvertimento lanciato da Renato Brunetta, capogruppo di Fi alla Camera nel corso di una conferenza stampa con i rappresentanti di tutte le opposizioni. "Abbiamo convenuto come opposizioni di uscire dall'Aula per denunciare la deriva autoritaria della riforma costituzionale e della legge elettorale che hanno assunto" aggiunge. Poi, su twitter, Brunetta ha pubblicato questa foto:

Ore 14.45 – Renzi: "Vogliono bloccare il governo". Renzi dal suo canto ha incontrato oggi pomeriggio i deputati del Pd che ieri avevano chiesto un vertice e, dopo aver appreso dell'ostruzionismo delle opposizioni, ha attaccato: "Il Parlamento è di fronte ad un bivio. Nessuno ci dia lezioni di onestà, vogliono bloccare il governo non l'aula, ma noi andremo avanti uniti". "Non mi sono fatto ricattare da Berlusconi sul presidente della Repubblica, non mi farò ricattare da Grillo sulla riforma della Costituzione" ha poi insistito il Premier richiamando all'unità gli uomini del suo partito. "Se la minaccia è ‘ve la votate da soli' è un problema loro" perché "se passa la logica per cui l’ostruzionismo blocca il diritto e dovere della maggioranza di fare le riforme è la fine" ha spiegato Renzi ai suoi, assicurando: "Noi andremo avanti uniti. Sabato chiudiamo, e basta".

Ore 14.40 – Lega, Sel e M5S fuori dall'Aula. Dopo il caos e la rissa notturna, a Montecitorio opposizioni sempre sul piede di guerra venerdì mattina alla ripresa dei lavori del disegno di legge sulle riforme costituzionali. I deputati di Lega, Sel e Movimento 5 stelle infatti hanno deciso di disertare i lavori dell'Aula e hanno lasciato l'emiciclo di Montecitorio. "Le riforme il Pd se le voti da solo" hanno spiegato i rappresentanti dei tre gruppi parlamentari, mentre l'Aula è sempre riunita in seduta fiume. Pur ammettendo che "manca una visione condivisa", la Presidente della Camera Boldrini ha ricordato infatti che per fermare la seduta fiume serve "l’accordo unanime dei capigruppo". Intanto il capogruppo di Forza Italia, Renato Brunetta, ha chiamato il segretario generale del Quirinale per chiedere al presidente della Repubblica Mattarella un incontro urgente con le opposizioni.

Ore 7.35 – Caos in aula tra mediazioni e risse. Prima la polemica, poi l'accordo sfiorato tra M5S e Pd, ed infine la bagarre con tanto di schiaffi tra deputati. È quello che è andato in scena questa notte alla Camera dei deputati nel corso della seduta fiume dedicata al ddl sulle riforme. Un caos che non si vedeva da tempo tanto da richiedere anche la presenza dello stesso Premier Matteo Renzi a notte inoltrata tra i banchi del governo a Montecitorio. Mentre i Cinque Stelle chiedevano che venisse rinviata la discussione dell’articolo 15 iniziando a battere i faldoni degli emendamenti sui banchi e a gridare ritmicamente "onestà, onestà", dall'altra parte dell'Aula è scoppiata la rissa tra deputati di Pd e Sel con parlamentari in piedi sui banchi, schiaffi, insulti e spintoni. Dopo varie sospensioni e l'espulsione di diversi membri del M5S, la seduta è stata definitivamente sospesa e riprenderà questa mattina alle 10.30. Intanto la minoranza Pd ha chiesto una assemblea del gruppo per esprimere il «malumore» per il «pantano» in cui è finita la riforma e il presidente dei deputati del Pd Roberto Speranza l'ha convocata per questa mattina, sarà presente anche Matteo Renzi.

Ore 03:45 – Riprende la seduta fiume alla Camera dei deputati, dopo la sospensione seguita alle espulsioni di 5 esponenti del Movimento 5 Stelle. Si riparte dalle votazioni, poi ulteriore pausa tecnica prima del comitato dei nove.

Ore 02:55 – Ancora bagarre in Aula: alla ripresa delle votazioni, i deputati del Movimento 5 Stelle hanno intonato il coro "onestà, onestà", ignorando i richiami all'ordine della Presidente Boldrini, che ha espulso alcuni parlamentari: Vignaroli, Spessotto, Brescia, Liuzzi e Vacca. Poi Aula sospesa.

Nella lettura di alcuni deputati del Movimento 5 Stelle, la causa di tali espulsioni sarebbe da ricondurre alla presenza in Aula del Presidente del Consiglio Matteo Renzi:

Ore 02:40 – Dopo oltre un'ora di discussione, la Presidente Boldrini rompe lo stallo: si continuerà la discussione sull'articolo 6, con la votazione degli emendamenti ed in seguito verrà convocato il comitato dei 9. Una scelta non apprezzata dalle opposizioni, che chiedevano il rinvio della seduta fino alle 9 del mattino e la successiva convocazione del Comitato dei nove.

In ogni caso, è ripresa la votazione degli emendamenti.

Arriva poi la precisazione da parte di Giachetti sulle sue dichiarazioni in Aula:

Ore 01:50 – Ripresa la seduta con due novità: sul banco della Presidenza Laura Boldrini e sul banco del Governo il Presidente del Consiglio Matteo Renzi.

Ore 01:20 – Seduta sospesa in attesa di capire come evolverà la situazione. Le opposizioni, infatti, continuano nella loro protesta contro la conduzione dell'Aula da parte del democratico Giachetti e chiedono che intervenga la Presidente Boldrini. Una richiesta che per il momento non è stata accolta, anche se di fatto la discussione è bloccata da oltre un'ora.

Ore 00:30 – Dopo polemiche, contestazioni, ostruzionismo e prove di forza da parte della maggioranza, alla Camera si è arrivati direttamente alla rissa. Per paradossale che possa sembrare, una vera e propria rissa è scattata tra i deputati del Partito Democratico e quelli di Sinistra Ecologia e Libertà, alleati alle ultime elezioni politiche.

A riprendere quanto accaduto il deputato grillino Tofalo:

In un clima surreale, il Presidente di turno, Giachetti ha espulso quelli che sembravano i più esagitati, il democratico Minnucci ed il membro di Sel Airaudo. Lo stesso Giachetti si è attirato le critiche del Movimento 5 Stelle per alcuni epiteti rivolti alla minoranza: in particolare, il presidente di turno avrebbe apostrofato alcuni deputati grillini come "fascisti" (e sarebbe stato proprio questa la causa scatenante della rissa, dal momento che un deputato di Sel avrebbe commentato con un "quelli del Pd se la sono cercata", provocando la furiosa reazione di un collega democratico).

Ore 17:15 – C'è la conferma da parte della Presidenza: anche oggi ci sarà la "seduta fiume" e si procederà fino all'approvazione del provvedimento, salvo la possibilità di "pause tecniche" decise sempre dalla presidenza. Molte le proteste dell'opposizione, con i deputati che hanno sottolineato come non vi sia la necessità di procedere d'urgenza e come anzi una "assemblea costituente" debba operare con "cautela e discernimento".

Alessia Morani, deputata renziana, l'aveva previsto con una battuta già nel pomeriggio di ieri: "Ho fatto tante nottate in discoteca, posso farne qualcuna anche qui…". La democratica si riferiva alla "maratona" sulla riforma costituzionale che incollerà i deputati agli scranni presumibilmente fino a sabato, dopo aver votato le migliaia di emendamenti presentati dalle opposizioni nel tentativo di fare ostruzione. Lo stesso Matteo Renzi aveva dichiarato di non temere l'ipotesi di un "super lavoro": "Se vogliono discutere nel merito ci siamo, se no siamo pronti ad andare avanti con buon senso e tenacia, perché noi le riforme le facciamo. Sono sei mesi che è in corso il dibattito costituzionale alla Camera; il problema è che non vogliono discutere nel merito, desiderano fare polemiche e ostruzionismo". Alla fine, intorno all'una, la Camera ha approvato la richiesta del capogruppo del Pd Speranza sulla "seduta fiume". Immediate le proteste del Movimento 5 Stelle, che hanno costretto la Presidente della Camera Boldrini a sospendere la seduta: alla presidente sono stati rivolti insulti e urla ("Serva, serva").

Ma da dove nasce l'idea di una seduta fiume? Il regolamento della Camera prevede che ad ogni seduta possano essere aggiunti alla legge in discussione dei nuovi subemendamenti: le opposizioni hanno sfruttato questa possibilità presentandone 3000, mentre il Partito Democratico – per non permettere che si moltiplichino – ha pensato di andare avanti in un'unica seduta, notte e giorno, con brevi interruzioni solo per ragioni tecniche.

Evidentemente la minaccia di una seduta fiume serve soprattutto per trattare con le opposizioni: il governo, infatti, si impegnerebbe e rinviare il voto finale a marzo in cambio del ritiro degli emendamenti ostruzionistici. La proposta è stata fatta a tutte le minoranze, dal Movimento 5 Stelle a Sel, passando per FI e Lega. Ma anche nel Pd ci sono forti mal di pancia sulla possibilità di ricorrere a uno strumento procedurale come la "seduta fiume". Stefano Fassina dichiara: "Se la gabbia del patto del Nazareno con Fi è saltata, dovremmo provare ad allargare la maggioranza sulle riforme ad altri"

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