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Ridotto all’immobilità dalla Sla, si lascia morire: “Basta, ho finito di soffrire”

Lodino Marton aveva espresso la volontà di andare in Svizzera a gli alti costi lo hanno fatato desistere, quando è passata la legge contro l’accanimento terapeutico, ha subito pensato di chiedere la sedazione palliativa: “Ha voluto impedire alla malattia di avere l’ultima parola”
A cura di A. P.
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Tutti lo ricordano come un uomo perennemente in movimento, sempre attivo e pieno di impegni ma da quando gli avevano diagnosticato la Sla, cinque anni fa, la sua vita era completamente cambiata. La malattia in poco tempo lo aveva ridotto a letto a causa dei dolori lancianti e infine all'immobilità permanente in un letto d'ospedale. Una non vita per lui abituato a incontrare sempre persone nuove e a discutere per ore dei più svariati argomenti. Per questo, sempre fedele al suo spirito, Lodino Marton ha deciso infine di lasciarsi andare per sempre spegnendosi lentamente all’hospice del Bonora di Camposampiero, in provincia di Padova, all'età di 65 ani.

Una fine che Marton chiedeva da tempo ma che da tempo si scontrava contro le leggi e la burocrazia. "Papà aveva espresso la ferma volontà di andare in Svizzera per poter dominare il suo male e decidere lui come e quando porre fine alla sua vita. Da vero combattente quale era, ha voluto impedire alla malattia di avere l’ultima parola" ha spiegato la figlia Marianna l Mattino di Padova,  annunciando la sua morte. "Mio padre era una persona dinamica, che amava vivere la vita al massimo godendo ogni istante con gli amici e la famiglia, quando è arrivata la malattia diceva: ‘Questa non è più vita, voi venite a trovarmi e io rimango qui a fissare il soffitto e la parete bianca' ” ha ricordato Marianna.

Il 65enne chiedeva spesso di poter porre fine alle sue sofferenze e aveva pensato al Svizzera per mettere fine al suo calvario, ma il percorso era comunque lungo e complicato, così quando è passata la legge contro l’accanimento terapeutico,  ha subito pensato di chiedere la sedazione palliativa. “Se non posso andare in Svizzera, almeno voglio che mi addormentino fino a che non arriva la fine” ha spiegato ai familiari , così dopo due crisi respiratorie a distanza di qualche giorno, con i medici è stata concordata la sedazione palliativa: Marton è entrato in uno stato di incoscienza profonda indotta dai farmaci e il suo respiro è andato riducendosi fino alla morte senza sofferenze.

"Ce l’avevano venduta come una malattia che non fa soffrire, invece non è cosi. I dolori sono fortissimi. Lui è passato dallo stare in piedi allo stare a letto senza mai passare dalla carrozzina. La Sla colpisce in maniera molto diversa, le persone devono esserne informate. Dicono che è rara, invece ci sono sempre più casi e le famiglie non possono essere abbandonate a loro stesse", denunciano i familiari del 65enne, rivelando la loro battaglia contro i tagli alla sanità e chiedendo: "Noi siamo fortunati perché abbiamo potuto sostenere le spese. E quelli che non possono?"

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