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Prof sospesa a Palermo, Civati: “Vicenda grave, con il fascismo non si può essere ambigui”

Pippo Civati ha commentato la vicenda della professoressa sospesa a Palermo, legandola alle motivazioni che lo hanno spinto a fermare la sua campagna elettorale per le europee: “La faccenda della sua sospensione è triste e grave, soprattutto perché è metafora spietata di quello che sta succedendo nel nostro Paese”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Rosa Maria Dell'Aria, la docente di storia ed italiano del Vittorio Emanuele III di Palermo sospesa per due settimane dall'ufficio scolastico provinciale, accusata di non aver vigilato adeguatamente sull'attività dei suoi studenti che in un lavoro hanno accostato il decreto sicurezza alle leggi razziali del 1938, ha ricevuto solidarietà da esponenti del mondo accademico e dalla società civile. Oggi il ministro dell'Istruzione Marco Bussetti ha fatto sapere di voler incontrare la docente insieme al ministro degli Interni, Matteo SalviniPippo Civati, fondatore di Possibile e candidato di Europa Verde, che la scorsa settimana ha annunciato la sospensione della campagna elettorale per le elezioni europee, ha scritto un intervento per sottolineare il suo sostegno all'insegnante, e per spiegare le ragioni, personali e non solo, che lo hanno spinto a fare un passo indietro, davanti ai rigurgiti fascisti.

Sono stato molto onorato quando ho saputo che la professoressa Rosa Maria Dell’Aria ha dato da leggere ai suoi studenti, come strumento critico, anche il libro di Liliana Segre che ho personalmente curato.
La faccenda della sua sospensione è triste e grave, soprattutto perché è metafora spietata di quello che sta succedendo nel nostro Paese.
Un paese sospeso, nel quale chi si spende per le cose che contano viene percepito come un alieno, o peggio come un pericolo.
La sospensione dell’incredulità è quella cosa che trasforma un racconto di pura fantasia in un fatto plausibile. È un patto tra chi scrive e il lettore che libera quest’ultimo dall’oppressione della razionalità. Il problema però è che ormai da molto tempo, in Italia, si sta chiedendo di sospendere l’incredulità, l’indignazione, la coerenza, la sincerità ai cittadini, agli elettori, nella realtà.
Noi, gli italiani, siamo coloro che son sospesi.
Nel mio piccolo, ho sospeso la mia personale campagna elettorale perché non ci possono essere ambiguità su questo punto, perché se dal Salone del Libro di Torino a Casal Bruciato, dalla Sapienza alle aule di un Istituto Tecnico di Palermo, ogni giorno il fascismo è l’argomento del giorno, io credo che non sia il caso di sottilizzare, di relativizzare, di fare giri di parole. E questo è responsabilità di tutti.
Non è dei fascisti che ho paura, perché li abbiamo già sconfitti una volta e se ci tengono lo faremo ancora. Ho paura di chi sospende il giudizio, di chi dimentica il passato e non pensa al futuro, di chi continua a correre su questa grande ruota per criceti che è diventata l’Italia restando sempre allo stesso punto.
Mi dispiace che la mia mossa dimostrativa non abbia spinto alla riflessione, ma abbia invece scatenato i soliti sospettosi e gli irridenti. Non c’entra ma c’entra, avete notato che chi rideva su quello che dicevo pochi anni fa sulla tampon tax ora si è accorto che invece non c’era niente da ridere? È successo anche quando si decise di dividere il paese con un referendum sulla Carta costituzionale, trasformato in una rissa elettorale, perché si era convinti di vincere. È successo con la scuola, con il lavoro. E con l’ambiente, anche se allora, come capita anche oggi, se ne parlò pochissimo.
Una volta, un politico di lunghissimo corso mi ha spiegato che in politica arrivare in anticipo è come arrivare in ritardo.
Aveva ragione. Però allora mi chiedo e vi chiedo, siamo abbastanza in ritardo per accorgerci che ancora una volta ci stiamo occupando soltanto di quello che non conta? La Terra è sospesa nel sistema solare ed è in pericolo, nel resto del mondo non si parla d’altro, invece in Italia si tengono convegni dei terrapiattisti e stiamo tutti col fiato sospeso per l’esito della recita da filodrammatica di provincia di Salvini e Di Maio.
Tra poco non ci sarà più neanche il tempo di dire: ve l’avevamo detto. Una cosa odiosa che ogni tanto, purtroppo, mi capita di dover fare.

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