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Prende a schiaffi la compagna perché non ha lavato i piatti, lei cade e muore: condannato

Miriam Sima, 44 anni, è stato condannato a 10 anni di reclusione: nell’estate del 2017 uccise Anita Betata Rzepecka, la sua compagna, in un casolare di Bari: la donna non aveva lavato i piatti.
A cura di Davide Falcioni
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Prese a schiaffi la fidanzata fino a farla cadere a terra, urtare la testa e poi morire dopo alcune ore: per questo il gup del Tribunale di Bari Giovanni Anglana ha condannato a dieci anni di reclusione un quarantaquattrenne romeno, Miriam Sima, accusato di maltrattamenti seguiti da morte in danno della compagna Anita Betata Rzepecka, 30enne polacca deceduta l'8 luglio 2017. La donna sarebbe stata picchiata, fatta cadere sbattendo la testa e lasciata senza priva di sensi per ore prima di chiamare i soccorsi. A causare la furiosa aggressione da parte dell'uomo, stando a quanto ricostruito nelle indagini, ci sarebbe stato il fatto che la donna non aveva lavato i piatti.

I due abitavano insieme ad alcuni connazionali in una cascina abbandonata del quartiere Japigia di Bari. Due mattine prima del delitto la donna venne minacciata di morte da Miriam Sima nel corso di un litigio per motivi inerenti i lavori domestici. Quella sera stessa lui, ubriaco e approfittando del fatto che in casa non c'era nessuno, l'avrebbe presa a schiaffi con violenza, facendola cadere a terra e causandole in questo modo un gravissimo trauma cranico. Quindi sarebbe andato nella camera accanto mentre lei, senza sensi, giaceva sul pavimento.

Ad accorgersi del corpo esanime di  Anita Betata Rzepecka fu cinque ore più tardi un suo coinquilino che, rientrando a casa dal lavoro, diede subito l'allarme chiamando il 118. I sanitari raggiunsero tempestivamente il casolare ma il trasporto in ospedale si rivelò vano: Anita morì alcune ore più tardi. Miriam Sima fu fermato e accompagnato in carcere dai Carabinieri, coordinati dal pubblico ministero Savina Toscani, il giorno dopo il fatto, identificato grazie alle testimonianze di familiari e vicini di casa. In un primo momento gli fu contestato il reato di omicidio volontario, poi riqualificato in maltrattamenti seguiti da morte.

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