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“Preiti agì perché depresso”: così la perizia sull’attentatore di Palazzo Chigi

Consegnata al gup Filippo Steidl la perizia di parte sull’uomo che il 28 aprile scorso sparò davanti a Palazzo Chigi, ferendo il brigadiere Giuseppe Giangrande e l’appuntato Francesco Negri.
A cura di D. F.
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La consulenza di parte effettuata su Luigi Preiti e chiesta dai suoi avvocati difensori spiega che ad influire sulla decisione dell'uomo di compiere un attentato davanti a palazzo Chigi il 28 aprile scorso sarebbe stata la "situazione psicopatologica in cui all'epoca versava, ovvero la depressione e l'abuso di cocaina, assunta non in relazione ad una condizione tossicomanica, bensì come mezzo autoterapeutico per combattere la depressione". Le conclusioni della perizia sono state depositate al gup Filippo Steidl davanti al quale, l'8 ottobre prossimo, comincerà il processo a Preiti con il rito abbreviato.

La perizia è stata effettuata dal professor Maurizio Marasco, specialista in neurologia e psichiatria: sulla base di essa gli avvocati Mauro Danielli e Raimondo Paparatti, difensori di Preiti, chiederanno al gup di disporre una perizia psichiatrica. "Tale condizione depressiva – è detto nelle conclusioni di Marasco – hanno fatto germogliare in Preiti la folle idea di compiere un gesto estremo, eclatante, auto ed etero-aggressivo, anche finalizzato ad attirare l'attenzione sui propri problemi, del resto in un soggetto, chiuso, riservato, introverso, con tratti isterici". Luigi Preiti è accusato di tentato omicidio plurimo, porto abusivo di arma clandestina e ricettazione. Nella sparatoria rimasero feriti in modo grave il brigadiere Giuseppe Giangrande, colpito al collo, ed, in maniera lieve, l'appuntato Francesco Negri.

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