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Ponte sullo Stretto di Messina, enigma tutto italiano

Collegamenti ferroviari tra Napoli e il resto del Mezzogiorno e poi Torino-Venezia e Genova-Trieste: a questi essenziali lavori infrastrutturali l’UE conferma il proprio sostegno, mentre resta fuori il Ponte sullo Stretto. L’Europa, a differenza dell’Italia, sembra avere le idee molto chiare in merito all’utilità di questa opera imponente.
A cura di Nadia Vitali
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Collegamenti ferroviari tra Napoli e Sicilia e l'aggiunta della priorità per la Napoli-Bari: a questi essenziali lavori infrastrutturali l'UE conferma il proprio sostegno, mentre resta fuori il Ponte sullo Stretto, il "pozzo di San Patrizio degli sprechi" secondo due docenti universitari.

C'è da chiedersi con quali soldi, giacché la morsa della crisi non sembra destinata a volerci concedere respiro; eppure, stando a quanto sostiene il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Altero Matteoli, il ponte sullo Stretto di Messina si farà, sempre e comunque, grazie al fatto che i tagli avrebbero risparmiato opere che il Governo definisce prioritarie come il tanto discusso collegamento tra Calabria e Sicilia.

Tuttavia bisogna considerare che l'Unione Europea ha confermato, nell'ambito del progetto riguardante potenziamento e realizzazione di reti infrastrutturali nel campo di trasporti, energia e telecomunicazioni, il proprio sostegno ai lavori di collegamento ferroviario tra Napoli e la Sicilia e tra Napoli e la Puglia, non citando nemmeno il ponte tanto bramato dal Ministro. Il documento che ufficializzerà la lista (qui il documento esclusivo ANSA comprendente tutte le opere) è atteso per la giornata di oggi e vede numerosi progetti che potranno beneficiare dei 50 miliardi complessivi, tra cui le linee Genova-Trieste e Torino-Venezia.

«Se l'Italia vorrà portare avanti il progetto dovrà trovare da sola i soldi per realizzare l'opera» dicono da Bruxelles; dunque, se i tagli che la legge di stabilità ha previsto dovessero risparmiare i costosi lavori tra Scilla e Cariddi, per adesso stimati intorno ai 9 miliardi, senza contare le centinaia di milioni già uscite, la mancanza dei fondi comunitari potrebbe costituire una grossa ipoteca per il futuro del ponte, nonostante quanto affermato dal Ministro; a cui ribattono, a distanza, Alberto Ziparo dell'Università di Firenze e Guido Signorino dell'Università di Messina, che da anni valutano l'impatto della costruzione sull'ambiente.

«Anche per rispetto al paese e alla società italiana che sta soffrendo i termini di una crisi economica drammatica va chiuso definitivamente il pozzo di S. Patrizio degli sprechi del ponte, interrompendo subito ogni procedura e chiudendo la Stretto di Messina. A questo proposito si sottolinea che ad oggi l’interruzione delle procedure del Ponte non comporterebbe alcuna penale, circostanza confermata dagli stessi dirigenti della Stretto di Messina». Certo, è vero che proprio ieri la sovraintendenza ai Beni Culturali messinese ci ha tenuto ad esprimere il suo parere di conformità per il progetto rispetto "ai contenuti normativi e ai principi di tutela paesaggistica", ma il grande enigma resta: dove si trovano i soldi per questa opera imponente? E soprattutto, ha senso continuare se l'Europa sembra voler lanciare un messaggio inequivocabile, in merito all'utilità per i cittadini europei di questa struttura? (fonte ANSA)

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