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Zampa replica a Martelli: “Grata a Prodi, ha evitato che Pd fosse come il partito di Craxi”

Sandra Zampa, da tempo vicina a Romano Prodi e ora sottosegretario alla Salute, commenta l’intervista rilasciata da Claudio Martelli a Fanpage.it, nella quale l’ex braccio destro di Bettino Craxi parla del Pd. “Sono doppiamente grata a Prodi – dice Zampa – per aver fondato il Pd, che è altra cosa rispetto al partito socialista di Craxi. E perché se ci fosse Craxi, nel Pd, sarei io a sentirmi nel posto sbagliato”.
A cura di Stefano Rizzuti
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Per Claudio Martelli oggi Bettino Craxi potrebbe stare nel Pd solo se al suo interno non ci fosse Romano Prodi. Le parole pronunciate dall’ex braccio destro di Craxi durante un’intervista a Fanpage.it portano una fedelissima dell’ex presidente del Consiglio, Romano Prodi, a replicare allo storico esponente socialista. A parlare è Sandra Zampa, che con Prodi ha lavorato per anni come capo ufficio stampa, anche a Palazzo Chigi. “Ho letto l'intervista a Claudio Martelli su Fanpage.it, in cui l'ex vicesegretario socialista dice che il Pd sarebbe il partito di Craxi se non ci fosse Romano Prodi”, spiega l’attuale sottosegretario alla Salute. Che prosegue: “Per questo, sono doppiamente grata a Prodi. Per aver fondato il Pd, che è altra cosa rispetto al partito socialista di Craxi. E perché se ci fosse Craxi, nel Pd, sarei io a sentirmi nel posto sbagliato”.

Le dichiarazioni di Zampa seguono quanto affermato da Martelli in un’intervista a Fanpage.it. Parlando di Bettino Craxi, Martelli sottolinea come oggi, se sedesse in Parlamento, l’ex leader socialista starebbe “sicuramente a sinistra”. Ma forse non tra i banchi dem: “Non so se starebbe nel Pd. Forse in un Pd in cui ci fossero più socialisti e meno ex comunisti, e dove non ci fosse Prodi, forse ci starebbe”.

Un’affermazione che Martelli prova a spiegare: “Lui con Prodi aveva un conto aperto fin dai tempi dell’affare Sme, quando Prodi, da presidente dell’Iri, cercò di vendere a De Benedetti il settore alimentare pubblico a un prezzo stracciato, di 400 miliardi di lire. Craxi si oppose. Venne avanti Berlusconi, con un leggero rialzo, e Craxi mandò a quel Paese anche Berlusconi. Andò avanti finché arrivarono acquirenti più seri che comprarono i pezzi dal Sme per 2100 miliardi. Era fatto così: difendeva l’interesse italiano. Così come ha difeso la sovranità italiana anche a Sigonella, di fronte al potente alleato americano. Cosa impensabile per tutti i primi ministri democristiani dell’epoca ma anche per tutti quelli che sono venuti dopo”.

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