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Vendola non eletto in Puglia, Szumski ce la fa in Veneto: gli esclusi eccellenti e le sorprese alle Regionali

In Puglia e in Veneto non tutto è andato secondo le previsioni. Certo, hanno vinto rispettivamente Decaro e Stefani, rispettando i pronostici. Ma più di un candidato noto è rimasto fuori, tra cui Nichi Vendola mentre qualcuno – in particolare Riccardo Szumski, della lista ‘free vax’ Resistere Veneto – ha superato la soglia di sbarramento a sorpresa.
A cura di Luca Pons
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Dopo le elezioni regionali, i vincitori esultano: centrosinistra in Campania e Puglia, centrodestra in Veneto. Ma anche tra le fila di chi ha ottenuto la maggioranza dei voti ci sono dei delusi. Mentre, tra chi non è arrivato al governo della Regione, c'è chi può comunque festeggiare per l'elezione in Consiglio regionale. Due sono le sorprese più evidenti: da una parte, l'ex presidente pugliese Nichi Vendola; dall'altra, il candidato ‘free vax' veneto Riccardo Szumski.

Chi è rimasto escluso alle Regionali 2025 in Veneto e Puglia

In Puglia ha sorpreso molti l'esclusione di Nichi Vendola, ex presidente della Regione dal 2005 al 2015. Nonostante le quasi 10mila preferenze personali ottenute, in tre circoscrizioni, Vendola non ha ottenuto un seggio perché la lista Alleanza Verdi-Sinistra è arrivata solo al 4,1%. Non ha superato, quindi la soglia di sbarramento prevista.

Hanno influito, probabilmente, diverse liste civiche che hanno attirato voti che avrebbero potuto andare ad Avs. Tant'è che Vendola non siederà nel Consiglio. La sua candidatura aveva creato tensioni, all'inizio della campagna elettorale, perché proprio Antonio Decaro – poi risultato eletto presidente – aveva chiesto che i suoi predecessori non si candidassero. La richiesta aveva funzionato, dopo molte discussioni, con il compagno di partito e ‘padre' politico Michele Emiliano. Ma non con Vendola che, anche in quanto esponente di una forza politica diversa, non aveva accettato di farsi bloccare la candidatura.

In Puglia restano fuori anche altri nomi noti, soprattutto diversi esponenti di precedenti giunte. C'è Fabiano Amati, che veniva riconfermato da tre mandati ed era l'assessore uscente al Bilancio. Ma anche Gianfranco Lopane, collega di Amati con delega al Turismo, e Giovanni Stea, che si occupava di Contenzioso amministrativo.

Lo stesso accade in Veneto. Qui a fare incetta di preferenze, come ampiamente previsto, è stato Luca Zaia: oltre 200mila voti personali, prima persona più votata in tutte le province tranne quella di Belluno. Una presenza che ha aiutato la Lega a riconfermarsi con forza il primo partito in Regione.

Ma ci sono anche dei delusi. Nel centrosinistra Virginia Libero, che da settembre è la segretaria nazionale dei Giovani democratici, che non ha raggiunto le preferenze necessarie a Padova. E anche Vanessa Camani, capogruppo uscente del Partito democratico in Regione. Nel centrodestra, invece, l'ex presidente del Consiglio regionale Roberto Ciambetti.

La vittoria a sorpresa di Riccardo Szumski: chi è il medico 73enne "free vax"

La candidatura che invece ha sorpreso molti, superando il 5% delle preferenze e quindi la soglia di sbarramento (cosa che comunque alcuni sondaggi avevano previsto), è quella di Riccardo Szumski, a guida della lista Resistere Veneto. Szumski ha 73 anni ed è l'unico tra i candidati al di fuori del centrodestra e del centrosinistra che è riuscito a ottenere un seggio: sia Marco Rizzo che Fabio Bui, altri due candidati presidenti, sono rimasti attorno o sotto all'1%.

Resistere Veneto, associazione nata nel 2022 con il nome Resistere Szumski, ha preso invece il 5,1%, eleggendo due consiglieri, di cui uno sarà proprio il fondatore. Il 73enne ha ottenuto ottimi risultati soprattutto nelle sue zone della Regione. È stato per anni sindaco di Santa Lucia di Piave (Treviso), Comune di circa 9mila abitanti, e quindi ha preso il 43% superando sia Stefani, sia Manildo. Nella provincia trevigiana ha superato il 10% dei voti.

Szumski è nato il 29 aprile 1952 a Bernal, in Argentina. È un medico di base che nel 2021 venne radiato dall'Ordine dei medici, anche se ora la sospensione è sospesa a seguito di un ricorso e quindi può continuare a esercitare. L'accusa era di aver creato dei certificati di esenzione vaccinale anche per persone che non erano suoi assistiti. Anche se non si è vaccinato contro il Covid, ha sempre rifiutato di definirsi "no vax", usando piuttosto l'etichetta "free vax".

Già durante la pandemia era diventato un volto noto e una figura di riferimento per chi si opponeva alle vaccinazioni e alle misure come il Green pass. Durante la sua campagna elettorale ha detto più volte di volersi opporre agli obblighi sanitari. In più, si è schierato per misure ‘radicali' di autonomia del Veneto, come l'insegnamento del dialetto nelle scuole e l'introduzione di una moneta regionale.

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