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Valditara agli studenti che protestano contro i voti e la competizione a scuola: “La vita è fatta di questo”

Dopo il caso di Pietro Marconcini, lo studente romano che ha chiesto a Valditara di abbassare il suo voto di maturità da 83 al minimo,il ministro dell’Istruzione ha chiarito la sua posizione sui boicottaggi messi in atto dai ragazzi che, a suo dire, dovrebbero abituarsi ai giudizi e alla competizione.
A cura di Giulia Casula
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Dopo il caso di Pietro Marconcini, lo studente romano che ha chiesto a Valditara di abbassare il suo voto di maturità da 83 al minimo, in protesta con il sistema di valutazione scolastico, si è nuovamente gonfiata la polemica attorno all'esame di Stato. Ieri il ministro dell'Istruzione ha chiarito la sua posizione rispetto ai boicottaggi messi in atto dai ragazzi che, a suo dire, dovrebbero imparare a fare i conti con voti e giudizi.

"Ci sono forme democratiche anche all'interno del mondo scolastico per far emergere le proprie problematiche: non a caso ho voluto valorizzare le consulte studentesche, con loro discutiamo e affrontiamo le problematiche che vengono dal mondo degli studenti. Ho sentito invece motivazioni su questo boicottaggio all'orale della maturità che francamente non mi convincono", ha dichiarato.Nella giornata di ieri Pietro, studente di un liceo scientifico romano, aveva scritto una lettera a Valditara in cui gli comunicava di voler rifiutare il voto preso alla maturità (83 centesimi) e di voler assegnato il minimo, ovvero 60. La sua voleva essere una forma di protesta contro i criteri di valutazione e il funzionamento del sistema scolastico, che a detta del giovane alimenta un clima di competizione tossica tra i compagni. Una competizione a cui, a detta di Valditara, i ragazzi dovrebbero abituarsi in vista delle future prove che gli si potrebbero presentare davanti nella vita.

"Ad oggi la scuola non rappresenta più quel luogo di crescita, sia sul lato dell'istruzione che per l'aspetto dell'educazione come futuri cittadini e cittadine di questo paese ma, invece, ci sembra che l'unico obiettivo del sistema scolastico sia quello di assegnarci voti in un clima, spesso e volentieri, di competizione tossica", aveva spiegato il ragazzo nella lettera. "Per tutte le lacrime versate, per tutte le crisi nervose avute, per tutte le prese in giro, le critiche subite a causa di un sistema scolastico alienante e cieco, per tutti i sorrisi che ci sono stati sottratti, Ministro, io le chiedo di ridurre il mio voto attribuito al termine dell'esame di stato a 60/100. Non riesco a riconoscermi in questo sistema scolastico, basato sulla competizione e che mi ha impartito questa valutazione, perché nessun altro debba subire ciò che ho vissuto io, e quelli prima di me", concludeva.

Quella di Pietro si aggiunge alle proteste registrate le scorse settimane, quando più studenti di scuole diverse, hanno deciso di fare scena muta all'orale dopo aver ottenuto il minimo per essere promossi alle prove scritte. Sin da subito il ministro si era schierato contro queste prese di posizione, minacciando gli alunni con l'ipotesi di bocciare coloro che, in futuro, decideranno di riproporre comportamenti simili. "I ragazzi dicono: ‘siamo contro le valutazioni e la competizione'. Ma la vita è fatta di questo", ha ribadito ieri. "Ma poi con il 99,8% dei promossi, di cosa stiamo parlando? Le prove, le valutazioni, bisogna abituarsi ad affrontarle, quando si affronterà il capo, il collega al lavoro, l'università, se uno non si abitua ad affrontare questo percorso scolastico si rischia di non saper affrontare le grandi sfida a cui la vita chiama", ha concluso.

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