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Vaccini, Draghi ridisegna il piano: in campo l’esercito, usare stadi e caserme per somministrazione

Il piano di vaccinazione contro il Covid cambia radicalmente con l’arrivo del governo di Mario Draghi. Addio alle primule di Arcuri: verranno utilizzati tutti gli spazi disponibili, dai palazzetti alle caserme. Ampliare la platea dei volontari e non, che potranno dare una mano fondamentale: servirà la protezione civile, ma anche l’esercito. Restare in pressing sull’Europa per ottenere le dosi più velocemente e chiedere alle case farmaceutiche di poter produrre i vaccini direttamente in Italia.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Sui vaccini bisogna correre. Se si dovesse riassumere in quattro parole il passaggio del discorso di Mario Draghi ieri al Senato sul tema del piano di vaccinazione, sarebbero queste. Il presidente del Consiglio ha spiegato chiaramente che non c'è più tempo da perdere, e che bisognerà ottenere più dosi più velocemente e somministrarle più in fretta. Addio alle primule di Domenico Arcuri, disegnate da Stefano Boeri, che dovevano far rinascere l'Italia con un fiore. Ma anche pressione sull'Unione europea per accelerare i tempi e richiesta alle aziende come Pfizer e Moderna di poter produrre i loro vaccini nel nostro Paese. Le mosse di Draghi per far ripartire l'Italia si basano su un piano di vaccinazione più rapido di com'è andato nei primi due mesi. La circolare del ministero della Salute che dovrebbe uscire venerdì alzerà l'obiettivo a 500mila vaccinati al giorno.

Nel suo discorso, Draghi ha prima lodato gli scienziati, che in un anno "hanno fatto un miracolo", poi ha ricordato che quella del vaccino è "la nostra prima sfida", ovvero "distribuirlo rapidamente ed efficientemente". E per farlo il presidente del Consiglio ha spiegato che farà affidamento sulla mobilitazione di tutte le forze di cui potrà disporre: dalla protezione civile all'esercito, le forze armate e i volontari. Il dipartimento guidato da Angelo Borrelli starebbe già preparando un dossier da inviare a Palazzo Chigi, per spiegare che ci sarebbero 300mila persone pronte subito a dare una mano.

Non c'è bisogno di costruire dei luoghi ad hoc per la vaccinazione, o meglio non c'è tempo e non sarebbero utili. "Non dobbiamo limitare le vaccinazioni all’interno di luoghi specifici, spesso ancora non pronti", ha spiegato Draghi riferendosi chiaramente al progetto delle primule di Arcuri. "Abbiamo il dovere di renderle possibili in tutte le strutture disponibili, pubbliche e private". Si puntano i palazzetti e gli stadi, ma anche le caserme e ogni spazio disponibile e spazioso dove poter organizzare una vaccinazione di massa. Draghi ha anche ricordato l'esperienza dei tamponi, di cui "fare tesoro", perché dopo il ritardo iniziale "sono stati permessi anche al di fuori della ristretta cerchia di ospedali autorizzati". Bisogna imparare dagli altri Paesi e soprattutto seguire la parola chiave: "Velocità".

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