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Covid 19

Università, Green Pass non può essere richiesto per esami da remoto, solo per attività in presenza

L’iniziativa dell’Università di Trieste, che aveva imposto l’obbligo di Green Pass anche per gli studenti che sostengono gli esami a distanza, non può avere seguito: una circolare del ministero ha ribadito che l’uso della certificazione verde, per studenti e professori, è circoscritta solo alle attività in presenza.
A cura di Annalisa Cangemi
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Il Green Pass all'università può essere utilizzato solo per le attività in presenza. Lo chiarisce una circolare del ministero, sollecitato dal caso dell'Università di Trieste. L'ateneo aveva infatti imposto il green pass ai propri studenti, non solo per seguire le lezioni in presenza, ma anche per gli esami da remoto.

La certificazione verde è obbligatoria per tutti, docenti, ricercatori, personale dell'ateneo e studenti. In assenza del documento che attesta l'avvenuta vaccinazione, la guarigione dal Covid o un tampone effettuato nelle ultime due 48 ore, si possono comunque  Per loro valgono le stesse regole stabilite per il mondo della scuola. Anche agli studenti universitari sarà richiesto il green pass seguire le lezioni e fare gli esami a distanza. E visto che ogni ateneo può in teoria organizzarsi in autonomia, l'Università di Trieste aveva imposto il green pass anche per chi decide di sostenere gli esami da casa: "In tutti i casi, sia che gli esami siano svolti in presenza o da remoto, gli studenti sono tenuti al possesso della certificazione verde o di analogo documento previsto". La Lega aveva protestato, tramite il senatore Pittoni: "Ho interessato il ministero dell'Università, che ora si prepara ad annunciare un documento chiarificatore presumibilmente ispirato al parere tecnico che il ministero dell'Istruzione ha inviato alle scuole, nel quale al punto 4 si legge che la certificazione verde riguarda l"erogazione in presenza del servizio'". E in effetti il chiarimento è arrivato, martedì 31 agosto, con una circolare ministeriale, con alcune indicazioni operative sull'applicazione del dl 111/2021 e il Green Pass nelle università: per partecipare alle attività a distanza il green pass non è richiesto.

Si legge nel testo della circolare: "Deve ritenersi che il riferito obbligo per gli studenti si estenda a tutte le attività didattiche e curriculari in presenza, quali, ad esempio, lezioni, esami, laboratori, prove, tirocini, sedute di diploma e ricevimento da parte dei docenti, nonché per le attività connesse, quali, sempre a titolo esemplificativo, l'accesso a biblioteche, aule studio, laboratori, eventi, mostre, concerti, ecc..".

La circolare ribadisce anche che l’obbligo di certificazione verde per gli studenti vale non solo per le lezioni, ma anche per tutte le attività universitarie, come "mense e alloggi universitari", e "presso qualunque spazio adibito a sede universitaria".

Per estendere uso green pass serve una legge dello Stato

Per evitare iniziative a macchia di leopardo, ed evitare che la certificazione verde possa trovare diverse applicazioni che variano da Regione a Regione, oggi è stato stabilito che il documento può essere regolato solo da una legge dello Stato: "Oggi in commissione Affari sociali abbiamo approvato un emendamento a mia prima firma che circoscrive l'utilizzo del Green Pass: ora la norma precisa che un diverso utilizzo del Green Pass può essere disposto solo con legge dello Stato e prevede il divieto per chiunque di disporne un impiego differente da quello al momento previsto", ha spiegato Nicola Provenza, deputato del MoVimento Cinque Stelle in commissione Affari sociali.

"In questo modo – ha spiegato – armonizziamo la normativa con quanto disposto dal Regolamento UE 2021/953. Quando si introducono provvedimenti di questo tipo bisogna avere un'attenzione particolare perché si va ad incidere su diritti fondamentali della persona e per questo l'obbligo di legge appare quanto mai opportuno. Così fermiamo l'uso fantasioso del Green Pass che in questi giorni sta alimentando le cronache di giornale e un possibile uso differenziato tra Regioni. Una circostanza che dovrebbe far riflettere anche sulle distorsioni che ha causato il nuovo Titolo V della Costituzione, portando, soprattutto in un ambito delicato come quello della salute, a una babele che durante la fase più critica della pandemia ha creato caos e confusione".

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