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Guerra in Ucraina

Ucraina, non tutti saranno in Aula per ascoltare Zelensky: si sfilano parlamentari Lega, Fi e M5s

Domani il presidente ucraino Zelensky parlerà in video collegamento alle Camere riunite. Alcuni deputati e senatori hanno annunciato che boicotteranno l’iniziativa.
A cura di Annalisa Cangemi
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Non tutti i parlamentari presenzieranno domani alla Camera, alla seduta straordinaria che si terrà in occasione del collegamento video del presidente ucraino Zelensky. Alcuni deputati e senatori della Lega e del M5S hanno fatto sapere che non assisteranno alla diretta in Aula, della durata di circa mezz'ora, nonostante la volontà del Parlamento, annunciata dal presidente della Camera Roberto Fico, di dare un segnale di vicinanza agli ucraini, invasi dai russi dallo scorso 24 febbraio: "Per la prima volta un Capo di Stato è in collegamento e lo facciamo per dare un messaggio alle istituzioni e al popolo dell'Ucraina per dire che l'Italia è con loro".

Si sono detti contrari all'iniziativa i parlamentati di Alternativa: "Non parteciperemo alla seduta comune delle Camere in cui è previsto l'intervento in tandem in videoconferenza del Presidente dell'Ucraina Volodymyr Zelensky e del presidente del Consiglio Mario Draghi. Riteniamo infatti si tratti di una forzatura che non cambia di una virgola lo stato delle cose. Si tratta solo e soltanto un'operazione di marketing che non servirà a far cessare le ostilità e non avrà alcuna utilità per la parte offesa".

"Essere solidali – hanno detto ancora – nei confronti di uno stato sovrano che è stato aggredito con un'azione militare da tutti noi già ampiamente condannata, non significa dover assecondare una propaganda mirata ad alzare il tiro su richieste incessanti di interventi bellici come la no fly zone o l'invio di truppe che comporterebbero per l'Italia e l'Europa l'ingresso ufficiale in un conflitto mondiale".

"È inaccettabile che invece di adoperarsi per realizzare una grande conferenza di pace e promuovere il dialogo tra i contendenti per giungere a un immediato cessate il fuoco, l'Italia invii armi in teatro di guerra e dia seguito alla spettacolarizzazione di una tragedia. Il Presidente Fico dovrebbe inoltre mantenere un ruolo super partes, ossequioso delle istituzioni che rappresenta. Non certo organizzare eventi mediatici che avviliscono ancora una volta il parlamento, relegandolo a mero spettatore di un comizio tra il presidente Zelensky e Draghi senza possibilità di interazione alcuna".

Anche il senatore Pillon, della Lega, ha criticato l'evento: "Martedì non sarò in Aula a Montecitorio perché sarò in missione a Londra in occasione della nascita della fondazione dedicata a Tafida Raqeeb (la bambina inglese che nel 2020 arrivò in coma al Gaslini di Genova da Londra dove i medici volevano staccare la spina, ndr) prevista il giorno dopo. In ogni caso sulla videoconferenza del presidente Zelensky ho forti perplessità perché credo che dovremmo collocarci in una posizione adeguata per promuovere la pace. Vendere armi a una delle parti in conflitto non favorisce il dialogo", ha detto ieri all'Ansa. Al contrario, a quanto si apprende, sarà presente a Montecitorio il senatore leghista Matteo Salvini.

Si sono invece chiamati fuori la senatrice del gruppo Misto Bianca Laura Granato, la deputata di Forza Italia Veronica Giannone, la deputata M5s Enrica Segneri, il senatore di Italexit Gianluigi Paragone (che è però all'opposizione). "Sarebbe stato doveroso ascoltare anche la voce della controparte russa", ha spiegato la senatrice Granato.
Secondo la deputata forzista Giannone con un appuntamento del genere si rischia "una spettacolarizzazione". 

Queste posizioni di chiusura sono state biasimate dal senatore dem Andrea Marcucci: "Un gruppo di parlamentari, tra Lega e M5S, ha annunciato in pompa magna che non parteciperà al video collegamento di Zelensky domani alla Camera. La stessa cosa farà mercoledì in Francia Marine Le Pen. Ogni commento sulla matrice politica di tali assenze sarebbe superfluo". 

Anche Più Europa ha attaccato Pillon per la scelta di boicottare apertamente l'iniziativa: "Quando il patriarca chiama, Pillon risponde. Quando il presidente ucraino Zelensky interverrà nel Parlamento italiano, il senatore leghista non sarà presente. Ha detto di avere ‘forti perplessità'. Dimenticandosi giusto un passaggio: una delle due parti è un Paese sovrano aggredito, con un governo e un presidente democraticamente eletti; l'altra parte, invece, è l'aggressore. Un aggressore che non si fa problemi a bombardare scuole, teatri e persino ospedali pediatrici. Ma questo, evidentemente, deve essere un dettaglio per il ‘pro-life' Simone Pillon, per il quale non tutte le vite valgono lo stesso", ha detto Maria Saeli, tesoriere del partito.

Netta anche la condanna di Italia viva, secondo cui è "intollerabile che alcuni parlamentari del Movimento cinque stelle e della Lega dicano che dobbiamo ascoltare in Parlamento anche Putin – ha detto il sottosegretario all'Interno Ivan ScalfarottoCredo che il livello di subordinazione alla propaganda russa da parte di alcuni parlamentari vada oltre ogni ragionevolezza. Ma come si fa a richiamare la nostra Costituzione per invocare un pacifismo a senso unico che contrasta con la nostra storia? La Costituzione ripudia la guerra come strumento di offesa, non di legittima difesa: è nata dalla guerra di liberazione partigiana, non dimentichiamolo".

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